L´orgoglio di essere pubblici dipendenti. È il sentimento prevalente emerso questa mattina dall'Assemblea dei quadri e delegati Uil del pubblico impiego. Al di là degli stati d'animo, però, da queste assise si è levata, soprattutto, una rivendicazione unanime: il rinnovo dei contratti. Lo slogan della manifestazione - "Basta alibi, è ora di agire" - sintetizza la posizione dell'Organizzazione espressa dal Segretario confederale, Antonio Foccillo, nella sua relazione introduttiva. E senza contratti - ha precisato Foccillo - il passo verso lo sciopero generale dei lavoratori del pubblico impiego sarà inevitabile.
"Bisogna restituire dignità al lavoro e ai lavoratori del nostro Paese - ha rincarato la dose Carmelo Barbagallo nel suo intervento conclusivo - e, perciò, bisogna rinnovare i contratti. Se entro il mese di settembre non si apre una discussione seria sulle risorse necessarie saremo costretti a proclamare lo sciopero generale di tutto il pubblico impiego: lo proporremo a Cgil e Cisl, ovviamente, e valuteremo se ci sono anche altre categorie di altri settori che non riescono a rinnovare i contratti, per fare uno sciopero di tutti i lavoratori che si trovano in questa condizione.
Comunque - ha proseguito il leader della Uil - noi siamo un sindacato responsabile e siamo disponibili a guardare non solo alla legge di stabilità di questo anno, ma a un periodo più lungo. Facciamo una discussione generale, vediamo quante risorse sono necessarie e in quanto tempo si può raggiungere l'obiettivo". Sempre per quel che riguarda la Pubblica Amministrazione, Barbagallo ha sottolineato la necessità di impegnarsi direttamente, insieme ai lavoratori, per far sì che vengano applicati i costi standard e denunciati sprechi e corruzione: "bisogna fare in modo - ha precisato - che una parte delle risorse così recuperate venga destinata al rinnovo dei contratti. E la sfida deve essere sull’aumento di produttività dei servizi alla collettività. Nell’interesse del Paese, dei giovani e dei pensionati bisogna cambiare verso veramente - ha concluso il leader della Uil - perché quello che si è fatto finora non è sufficiente: e noi vorremmo fare la nostra parte".
Roma, 7 giugno 2016