Dichiarazione di Domenico Proietti, Segretario Confederale UIL
Quota 100, assieme all’Ape sociale, è una misura utile che favorisce l’accesso flessibile alla pensione. È evidente che Quota 100 non è uno strumento perfetto, perché è definibile come un “ambo secco”, però ha permesso a 175 mila lavoratori di andare in pensione nel 2019. È un dato rilevante che dimostra come la flessibilità e la volontarietà siano due condizioni intelligenti che consentono ai lavoratori di scegliere liberamente. È bene ricordare che la platea dei potenziali utilizzatori di quota 100 era di 350 mila.
Per il futuro si deve puntare a una flessibilità diffusa tra 62/63 anni, diminuendo gli anni di contribuzione necessaria, senza penalizzazioni né ricalcoli contributivi. Ciò è perseguibile separando l’assistenza dalla previdenza e diversificando l’accesso alla pensione tra le diverse tipologie di lavoro. A tal proposito, vanno insediate subito le due commissioni istituzionali.
Si deve stabilire che 41 anni di lavoro sono sufficienti per andare in pensione, a prescindere dall’età, si deve valorizzare il lavoro di cura e la maternità per le donne ai fini previdenziali e completare la salvaguardia degli esodati.
Va affrontato, sin da ora, il tema delle future pensioni dei giovani, prevedendo una contribuzione figurativa a copertura dei buchi nelle carriere lavorative.
La UIL chiede al Governo di riprendere i lavori del tavolo di confronto sui temi previdenziali, così da trovare soluzioni efficaci ed eque per i lavoratori e per il Paese.
Roma, 02 Gennaio 2020