“I dati diffusi oggi dall’Istat, relativi a gennaio 2025, descrivono un’occupazione femminile al 53,5% globalmente considerata, ma resta un gap con l’occupazione maschile con un differenziale del 18,5”.
Lo ha dichiarato la segretaria confederale della Uil, Ivana Veronese.
“Il nostro Paese resta ultimo in Europa per tasso di occupazione femminile, il che la dice lunga sull’insufficienza delle politiche di conciliazione vita-lavoro che condannano le donne a supplire, con il loro tempo e le proprie risorse, alla carenza di servizi e welfare sociale. Da questo – ha aggiunto Veronese - deriva sia l’alta inattivitaÌ delle donne che il largo utilizzo del part-time, con le nefaste conseguenze in termini retributivi e pensionistici”.
“Peraltro, cosiÌ come ben evidenziato dal recentissimo Rendiconto di genere Inps, – ha precisato la segretaria - le cariche dirigenziali e manageriali continuano ad essere prettamente maschili, nonostante le rilevazioni confermino l’alta qualitaÌ in termini di istruzione, formazione e professionalitaÌ delle donne”.
“Alle giovani donne va garantito un ingresso nel mondo del lavoro di qualitaÌ, con retribuzioni adeguate, contratti a tempo indeterminato e a tempo pieno e possibilitaÌ di carriera. Con una vera e solida indipendenza economica – ha concluso Veronese - potranno essere libere e far le proprie scelte in piena autonomia. Solo cosiÌ l’Italia non sprecheraÌ talenti e potraÌ avere una crescita economica stabile”.
Roma, 4 marzo 2025