LEGGE DI STABILITA'  - Carmelo Barbagallo
Angeletti: Le Regioni sono le ultime a poter protestare
Le tasse vanno ridotte solo alle imprese virtuose
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21/10/2014  Sindacato.  

 

 

 

Le proteste non sono un'invenzione politica, ma nascono dal disagio e dai problemi delle persone: i sindacati non possono far altro che raccoglierle, rappresentarle e cercare di trovare soluzioni, se ci sono controparti disposte a discutere, cosa che oggi non succede.

 

Le piazze che manifestano servono a indicare le cose che devono cambiare. Il consenso nei confronti del Governo, però, è una questione politica e si ottiene nell'urna elettorale: è così che si fanno cadere o si rieleggono i governi. I Governi che cadono nelle piazze appartengono a una specie di repubblica delle banane.

 

Le Regioni hanno molte cose da farsi perdonare e, quindi, sono le ultime che possono protestare, anche se è ragionevole sostenere che non possano fare risparmi importanti in pochi mesi: è l'unico elemento su cui hanno ragione. Siamo favorevolissimi alla riduzione delle tasse ai lavoratori dipendenti; dovrebbero essere ridotte anche ai pensionati, però. Così come siamo favorevoli alla riduzione delle tasse alle imprese virtuose. Ed è su questo che il Governo dovrebbe riflettere. Gli imprenditori non sono tutti uguali, ci sono quelli che investono e assumono, ci sono quelli che non sono capaci e, poi, ci sono anche i farabutti: dare i soldi a tutti, indistintamente, non mi sembra una buona scelta. Il Governo, quindi, dovrebbe ridurre le tasse solo alle imprese virtuose. Quando si dice che, ora, le imprese non hanno più alibi e devono investire, infine, si dà l'impressione di non conoscere una delle leggi fondamentali dell'economia che si può compendiare in una battuta: 'si può portare un asino alla fontana, ma non si può costringerlo a bere'.

 

Siamo di fronte a un Governo che, come tutti i suoi predecessori, ha continuato a violare tutte le regole di buon senso, oltre a quelle relative al sistema delle relazioni industriali, negando per anni aumenti salariali ai lavoratori del pubblico impiego. Peraltro, ciò non fa altro che deprimere la domanda interna e, dunque, non è una buona cosa nemmeno dal punto di vista economico.

 

Il Presidente del Consiglio, qualche tempo fa, ha detto che dovremmo fare come in Germania: lì, però, i corpi intermedi vengono considerati alla stessa stregua dello Stato. Ieri, invece, sembra che abbia parlato di "disintermediazione". Insomma, non dà un'idea molto nitida di come pensa che debba essere la società italiana.

 

 

Torino, 21 ottobre 2014