I dati sulle comunicazioni obbligatorie, riferite al III trimestre 2014, dimostrano come il lavoro sia ancora estremamente fragile. Infatti, 8 ingressi al lavoro ogni 10 restano temporanei e, quindi, deboli.
I dati sugli avviamenti, se paragonati al trimestre precedente, evidenziano una contrazione di 190 mila attivazioni che riguardano tutte le tipologie di assunzione (sia a termine che standard).
Nello stesso tempo, prosegue il trend negativo dei licenziamenti: 217.000 in tre mesi, anche in presenza dell'articolo 18.
Se la cura per combattere la galoppante e inarrestabile disoccupazione, che attanaglia il nostro Paese, è una maggiore flessibilizzazione dei contratti in entrata e uscita - come prevede il Jobs Act - ci stiamo incamminando sulla strada di un aumento dell’insicurezza lavorativa.
Serve un “piano choc” con investimenti in grado di far ripartire i lavori delle piccole e medie opere pubbliche e una chiara ed inequivocabile politica industriale con un mix di investimenti pubblici e privati in grado di attirare capitali esteri.
La UIL suggerisce, ormai da mesi, questa ricetta al Governo, insieme a un piano di semplificazione amministrativa e a una politica fiscale che riduca il peso delle imposte sul lavoro dipendente e sulle pensioni.
Sarebbe bene che l’attuale Governo ascolti le legittime rivendicazioni di milioni di lavoratori e pensionati.