IN RICORDO DI GIANNI SALVARANI  - Silvana ROSETO
PER NON DIMENTICARLO
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28/01/2015  Sindacato.  

 

 

 

E’ trascorso un anno dalla scomparsa di Gianni Salvarani e, con grande affetto alla sua memoria, vogliamo ricordarlo brevemente per richiamarne la generosa militanza, le grandi capacità, l’infaticabile lavoro che quotidianamente lo vedeva impegnato nei vari incarichi che nella sua vita professionale, nella e per la UIL, ha assunto in tanti anni.

 

L’affetto suggerirebbe il ricordo legato esclusivamente ad eventi personali; ci piace, invece, ricordarlo e raccontare ciò che maggiormente lo appassionava, la UIL.

 

Insieme a Carlo Fiordaliso, recentemente chiamato alla presidenza dell’Istituto di Studi Sindacali, possiamo ripercorre alcuni momenti di vita sindacale e politica che possono essere presi a modello di tanti altri, forse più interessanti o particolari.

 

Siamo convinti che Gianni abbia svolto per la UIL un grande lavoro; infatti, le vicende che lo hanno visto protagonista, gli hanno permesso di diventare una risorsa (sicura) all’interno dell’organizzazione, per la sua preparazione, la sua serietà e la sua correttezza.

 

Ricordiamo la sua passione civile, la sua cultura, la sua profonda conoscenza della Uil e della storia del movimento operaio e sindacale italiano ed europeo. Il suo accurato lavoro di ricerca e pubblicazione dei molti documenti sulla storia della nostra Confederazione e dell’intero movimento dei lavoratori resta testimonianza preziosa per tutti. Autore di numerosi saggi, aveva organizzato diverseiniziative nelle quali sono ripercorse le vicende dei movimenti e delle personalità del mondo del lavoro, della politica e del riformismo laico e socialista. In questo ambito, la memoria di Carlo Fiordaliso è utile per la vicinanza non solo politica, ma anche cronologica. 

 

I ricordi più suggestivi rimandano agli aspetti più particolari, quando ad esempio, nel grande sforzo per la costruzione dell’unità sindacale ci trovammo concordi nella posizione di volere immaginare il sindacato italiano comunque autonomo dalle vicende partitiche; tale che aderimmo nella maggioranza alla mozione per le incompatibilità, andando, successivamente proprio Gianni, a ricevere le dimissioni dalla UIL di Italo Viglianesi, già parlamentare e Ministro. Abbiamo sempre stimato la sua capacità organizzativa. 

 

Infatti, quando secondo l’intuizione di creare il Sindacato dei cittadini l’Adoc ha avuto bisogno di una spinta per accelerare il suo radicamento nel territorio, fu chiamato Gianni, che riuscì a stabilire contatti e procedure di partecipazione anche nella progettualità europea. Poi, come non rammentare il suo impegno nella UIL Pensionati, ultimo incarico sindacale dopo i precedenti prestati presso la Uil Trasporti e ancor prima a Genova e poi nei metalmeccanici bresciani. Il suo impegno, ancora, per far nascere la Ferpa, la Federazione europea dei pensionati e delle persone anziane.


 

Inoltre, la necessità di leggere le vicende sindacali da un punto di vista strategicamente collocato nella sinistra, in un forte partito socialista, ha sempre segnato le decisioni come tratto fondamentale della continuità con la visione classista e autonoma della UIL, dalla sua fondazione, di un sindacato socialista. Politicamente parlando, Salvarani fu socialdemocratico all’inizio della sua militanza e restò socialista sempre. 

 

Dopo l’unificazione e la successiva scissione del partito socialista, avvenimento verificatosi mentre si era in piena fase congressuale, restò nelle file del partito socialista. Aveva scelto la più piccola delle correnti quella di Bertoldi, che al 39° Congresso di Genova nel 1972 ottenne poco più del 5%. Dell’idea socialista riformista era uno strenuo diffusore e la sua attività nell’Istituto di Studi Sindacali è stata dedicata totalmente a questa opera. 

 

Celebrare la missione socialista attraverso l’impegno di tante persone che nel tempo si sono caricate della responsabilità della difesa della classe operaia e contadina. Ecco il socialismo di Salvarani: quello della difesa e del riscatto del lavoratore. In questo c’è l’aspetto più qualificante di Gianni. Lui non ha mai rinunciato alle sue idee per convenienza, rifiutando il trasformismo e preferendo la coerenza al valore degli incarichi che avrebbe potuto agevolmente assumere.