SANITA’  - Silvana ROSETO
Roseto: Salute, cittadini lasciati sempre più soli
Riconquistare universalismo di fatto
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09/06/2016  Salute.  

 

 

Sebbene non ci sorprendano, non possiamo che mostrare grande preoccupazione di fronte ai dati pubblicati dal Censis, dai quali emerge un vero e proprio fenomeno di sanità negata che non è più accettabile.

 

L’inefficienza del nostro SSN, legata in parte ai finanziamenti che lo pongono ai livelli più bassi dei Paesi UE, ma anche a fenomeni di sprechi e disservizi, non poteva che tradursi in un aumento cospicuo della spesa sanitaria privata, che si aggira attorno ai 34,5 mld di euro. Basti pensare che il 72,6% dei nostri concittadini, di fronte alle interminabili liste d’attesa della sanità pubblica, è stato costretto a ricorrere a prestazioni sanitarie private, sostenendo dei costi che, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno inciso pesantemente sul budget familiare.  Ma il dato più allarmante riguarda gli 11 milioni di persone che non potendo mettere mano al proprio portafogli, decidono di rinunciare a curarsi.

 

Il diritto alla salute, costituzionalmente garantito a tutti i cittadini, viene di fatto ad essere esercitato solo da chi può pagare, e questo è inammissibile. A tutti, senza distinzione alcuna, deve essere garantito l’accesso all’erogazione equa delle prestazioni sanitarie, occorre pertanto riconquistare quell’universalismo che fa della salute una vera e propria risorsa della comunità da promuovere e tutelare senza alcuna distinzione di condizioni individuali, sociali ed economiche.

 

Come Uil, abbiamo più volte ribadito che il ricorso all’assistenza sanitaria integrativa contrattuale può rappresentare da una parte la “stampella” per i cittadini, andando ad aggredire la spesa privata out of pocket abbattendone notevolmente i costi; e dall’altra la “stampella” per il SSN nella misura in cui può, in un’ottica integrativa e non sostitutiva, aiutarlo a compiere un passo di protezione sociale verso l’universalismo reale.

 

Ovviamente, sul fronte pubblico, non si deve abbassare la guardia né arretrare, ma anzi occorre investire maggiormente nel SSN, auspicando di andare ben oltre l’attuale livello di PIL (6,8%) che sfiora i livelli di allarme indicati dall’OMS. Soprattutto si può rilanciarlo andando a coinvolgere nella sua rimodulazione i rappresentanti dei lavoratori.

 

 

09/06/2016