I dati dell'OCSE che pongono l’Italia tra i Paesi più industrializzati dove il costo del lavoro è più alto, non sono certo una sorpresa.
Da sottolineare, qualora ve ne fosse bisogno, che l’alto costo del lavoro non è dovuto agli stipendi netti (che rimangono tra i più bassi tra i paesi "guida dell'Europa”) bensì per il grande e gravoso carico fiscale e contributivo che pesa sulle buste paga.
Tra l'altro questo, unitamente alla bassa crescita economica, contribuisce in maniera determinante alla sostanziale stagnazione dell'occupazione.
Purtroppo nel DEF che il governo si accinge a varare, non vediamo che si tracci la strada verso una riduzione generalizzata di imposte e tasse sul lavoro.
Sembra che si riproponga soltanto, seppur in maniera selettiva (riservata agli under 35 anni), una decontribuzione triennale, che risponde solo in parte al tema del cuneo fiscale e contributivo. La strada maestra, quindi, è una sola: la graduale, costante e strutturale riduzione del cuneo fiscale e contributivo per imprese e lavoratori.
Per questo chiediamo al Governo di "cambiare verso" approvando un DEF all’insegna del coraggio, scommettendo su crescita e flessibilità, sfidando all’occorrenza l’Europa, e impiegando le risorse per ridurre strutturalmente il costo del lavoro a tutti i lavoratori e lavoratrici dipendenti a partire dallo stimolo, attraverso la ulteriore riduzione del peso fiscale e contributivo, alla contrattazione.
Roma, 11 Aprile 2017