STUDIO POLITICHE ATTIVE  - Guglielmo Loy
Loy: semplificare gli incentivi esistenti con un «fondo unico per l’occupazione»
Incentivi occupazione e beneficiari
occupazione_large.jpg
09/05/2017  Occupazione.  

 

SINTESI STUDIO UIL

“INCENTIVI OCCUPAZIONE E BENEFICIARI”

 

A QUANTI BENEFICIARI SONO STATI DIRETTI GLI INCENTIVI E DOVE

QUALI SONO GLI INCENTIVI ALL’OCCUPAZIONE PIU’ APPREZZATI DALLE IMPRESE

QUALE FASCIA DI ETÁ DEI BENEFICIARI È STATA MAGGIORMENTE INTERESSATA DAGLI INCENTIVI ALL’OCCUPAZIONE

DECRESCITA ANNUALE DELL’INCIDENZA DEI BENFICIARI DAL 2011 AL 2014, MA NEL 2015 RISALE CON L’ESONERO CONTRIBUTIVO

LA SPESA PER IL SISTEMA DEGLI INCENTIVI ALL’OCCUPAZIONE (ANNI 2014/2017): 27,7 MLD

 

9 Maggio 2017

 

FINALITÁ DELLO STUDIO

GUGLIELMO LOY – Segretario Confederale UIL

 

Ogni anno si spendono molte risorse pubbliche nazionali per interventi volti ad “incentivare” l’inclusione ed il mantenimento dell’occupazione.

Ma è giunto il momento di fare un’analisi attenta e profonda e valutare se e quanto questa importante gamba del nostro mercato del lavoro, vale a dire il “sistema di politiche attive”, sia realmente efficace per arrivare ad un obiettivo fondamentale: alzare quantitativamente e qualitativamente il livello di occupazione.

In sostanza, ci si deve chiedere, alla luce dei profondi cambiamenti che caratterizzano il nostro sistema normativo sul e per il lavoro, se si stia completando quel percorso di riforma in cui, alla riduzione del sistema di tutele avvenuto a seguito delle modifiche al regime sanzionatorio dei licenziamenti e alla rivisitazione degli ammortizzatori sociali, corrisponda un aumento dell’inclusività delle persone e di maggior “sicurezza” nelle fasi di transizione tra un posto di lavoro, garantendo, così che le stesse non vengano lasciate sole. Quindi, politiche attive significa avere, certamente, una rete diffusa e specializzata che prenda in carico le persone più fragili ma, anche, dotarsi di una forte strumentazione che incentivi le imprese ad assumere.

Con questo studio, si intende focalizzare l’attenzione su uno degli strumenti che compongono il complesso intervento delle politiche attive: gli incentivi nazionali all’occupazione.

Accanto a misure strutturali si affiancano sempre più spesso interventi/incentivi caratterizzati da una vigenza temporanea che fungono da palliativi per tamponare esigenze congiunturali. Incentivi che si sommano e sovrappongono nel tempo l’uno all’altro senza che se ne verifichino effetti in termini occupazionali e costi per la collettività.

La scelta di questo studio nasce da diverse motivazioni: la prima, e forse la principale, è più sociale e cioè quella di comprendere quale è stato negli anni il target di soggetti/beneficiari a cui sono stati rivolti incentivi per favorirne l’inclusione; la seconda è più politica, vale a dire capire quali hanno maggiormente funzionato e quali meno ed il perché, per fornire una bussola alle eventuali successive misure; la terza motivazione è economica poiché finalizzata a comprendere il tiraggio, in termini di beneficiari interessati, delle ingenti risorse pubbliche stanziate ogni anno per gli incentivi all’occupazione. 

È uno studio corposo poiché parte da un monitoraggio degli incentivi nazionali all’occupazione, condotto attraverso apposite schede descrittive ed aggiornate alle ultime misure introdotte, passando per un’analisi territoriale (fino al livello provinciale) dei beneficiari interessati in base al tipo di misura di politica attiva incentivata nel corso del periodo 2011-2015 (ultimo anno disponibile dalle banche dati Inps), per concludersi con l’elaborazione della spesa per tali interventi.

 

 

I PRINCIPALI RISULTATI DELLO STUDIO

 

Un dato emblematico di sintesi che emerge dallo studio è la percentuale dei beneficiari di misure incentivate di politica attiva 2015 rispetto alla forza lavoro, pari al 5,8% (circa 1,5 milioni di beneficiari) su una spesa per incentivi nazionali pari ad oltre 5,1 miliardi di euro nel 2015. Ampliando la platea di riferimento anche agli inattivi per “scoraggiamento” (1,9 milioni nel 2015), l’incidenza scende al 5,4%.

Nel quadriennio 2014-2017 la spesa (sia con risorse nazionali che europee) è stata pari a circa 28 miliardi di euro con una media annua di circa 7 miliardi di euro.

I dati, inoltre, dimostrano come più la misura di politica attiva è incentivante in termini di abbattimento del costo del lavoro, maggiore è la propensione ad un suo utilizzo. Sembrerebbe un’affermazione lapalissiana, se non nascondesse uno dei fattori di input alla creazione di occupazione: la necessaria riduzione del cuneo fiscale e previdenziale.

Ne è un esempio il fatto che, nel corso del 2015, l’incentivo con la maggiore incidenza di beneficiari sia stato l’esonero contributivo totale e triennale (maxi decontribuzione), previsto dalla Legge di Stabilità 2015, così come, la constatazione, attraverso i dati, che negli anni precedenti l’introduzione di tale incentivo, la misura con la più alta incidenza di beneficiari coinvolti sia stata l’apprendistato che, tra tutti i rapporti di natura subordinata è, da sempre, quello più vantaggioso da un punto di vista economico, per le aziende.

Dall’analisi delle misure che nel corso del 2015 hanno registrato il più alto numero di beneficiari troviamo: l’esonero contributivo per le assunzioni a tempo indeterminato (circa 653 mila beneficiari), l’apprendistato (circa 411 mila beneficiari), gli incentivi connessi alle assunzioni agevolate di disoccupati o beneficiari di CIGS da almeno 24 mesi (oltre 219 mila), gli incentivi per le trasformazioni a tempo indeterminato di contratti di apprendistato (circa 75 mila) e gli incentivi per le assunzioni agevolate di lavoratori iscritti nelle liste di mobilità (oltre 42 mila beneficiari). 

Altro dato che emerge da questo studio, è che il maggior utilizzo degli incentivi ha visto come beneficiari gli under 29 nel periodo 2011-2014, con un’inversione di tendenza nel 2015.

Il quinquennio di analisi considerato è un lasso temporale importante dal punto di vista statistico, poiché racchiude anni di acuta crisi del nostro sistema produttivo ed occupazionale. Si caratterizza, inoltre, per il susseguirsi di 3 Governi che hanno prodotto tre riforme del mercato del lavoro, di cui la prima (Riforma Fornero – L.92/12) e l’ultima (Jobs Act –L.183/2014), interessate da una revisione complessiva di tutti gli istituti e politiche che gravitano intorno al lavoro.

In questo percorso di rinnovamento, molta enfasi e aspettative sono state riposte nella riforma delle politiche attive il cui perno è l’efficientamento dei servizi per l’impiego.

In questi duri anni di crisi economica, per contrastare l’emorragia dei posti di lavoro, l’ago della bilancia delle misure attivate, si è più orientato verso politiche passive (massiccio utilizzo della cassa integrazione, anche in deroga e della primigenia indennità di disoccupazione, poi diventata Aspi ed oggi Naspi), piuttosto che su politiche attive volte all’inclusione e ricollocazione delle persone nel circuito lavorativo.

Abbiamo conosciuto dati allarmanti sulla disoccupazione ed inoccupazione con il picco più alto nel 2014 (tasso di disoccupazione del 12,7%, pari a 3,2 milioni di persone; tasso disoccupazione giovanile del 42,7%, pari a 700 mila giovani tra i 15 e 24 anni; 1,9 milioni di persone inattive per scoraggiamento).

Per sapere quanti sono stati i beneficiari delle misure di politica attiva e quali sono state attivate, abbiamo predisposto delle schede che partendo dal dato nazionale si sviluppano a livello provinciale...

 

>> La sintesi dello studio e lo studio completo sono disponibili nei links sottostanti.