Il valore della partecipazione dei lavoratori
La “filosofia” del lavoro
La storia insegna che nel recente passato, quando erano utilizzati sistemi di gestione del lavoro “verticali” ed il diffuso utilizzo delle teorie tayloristiche, agendo sugli effetti e non sulle cause, ha portato a risultati, analizzati con le attuali conoscenze, deludenti, scarsamente produttivi, estremamente costosi ed in esplicita controtendenza con le moderne esigenze legislative e di mercato.
Difatti, l’implementazione di corrette politiche preventive basate sul coinvolgimento dei lavoratori, fa si che si possano risolvere i problemi agendo sulle cause e non sugli effetti, con ritorni economici, qualitativi e professionali, verificabili, duraturi ed in continuo sviluppo.
Prioritario è, dunque, saper motivare il personale, di qualsiasi grado gerarchico esso sia, ad eseguire l’attività quotidiana attraverso il coinvolgimento generale dei lavoratori nella gestione, organizzazione e finalità del lavoro migliorando, contemporaneamente, le condizioni di benessere, non solamente intervenendo sul lato economico ma anche tutelandone, in modo sempre più incisivo, la sicurezza e salute. In questo contesto, la soluzione più facilmente percorribile e redditizia è quella della orizzontalizzazione dell’organizzazione del lavoro, anche utilizzando sistemi che tendono ad avvicinare il più possibile, per esempio, il momento decisionale all’origine del problema stesso, in modo da rendere più praticabili e sostenibili la definizione e risoluzione.
Pertanto occorre rendere più incisive formazione, informazione, comunicazione e collaborazione con i lavoratori, investire sulle persone e sul “team” (inteso come gruppo di lavoro omogeneo), sapere valorizzare l’operato, ma soprattutto riuscire a coinvolgere e stimolare tutto e tutti, su obiettivi chiari, comuni e condivisi.
Inoltre, coinvolgere anche l’operatore in campo, significa rendere più visibili anche le micronegatività vicinissime all’origine del problema perché facilmente individuabili “dall’esperto” del proprio lavoro, mentre le “macro”, appartenenti alla cultura dei progettisti e dei gestori del lavoro, dovrebbero già essere inserite nel DVR, e quindi già a conoscenza del sistema di sicurezza aziendale.
Vanno adottati metodi che arrivino a considerare anche che le sommatorie di micro elementi dannosi (comunemente non presi a riferimento) perché queste possono avere ricadute negative, della stessa portata degli altri elementi noti, sull’ambiente, sull’uomo, al processo ed alle strutture.
Uno dei compiti individuali del lavoratore, supportato adeguatamente dal RLS e dal “sistema di sicurezza aziendale”, è quello di ricercare, oltre ai rischi stessi, le modalità per arrivare a valutare, pesare e modificare i comportamenti sbagliati (orari straordinari in quantità tale da alterare il grado d’attenzione al rischio, non considerazione di situazioni pericolose quali gli infortuni mancati, manutenzioni ed operazioni eseguite volontariamente in condizioni “particolari”, mancato uso o utilizzo dei mezzi di protezione in dotazione sia di natura collettiva che individuale, adozione di modalità operative sempre tarate sulla “fretta” e scarsamente attente agli aspetti infortunistici, mancata segnalazione delle condizioni pericolose, mancato confronto e/o discussione con i colleghi di lavoro e responsabili, ecc.) ed esaltare quelli corretti.
Si ricordi che sviluppare i sistemi punitivi, basati sull’evidenziazione e repressione dell’errore, nonché la colpevolizzazione del singolo, possono servire unicamente a “standardizzare” i sistemi aziendali mentre, l’attenzione alle azioni positive, la loro valorizzazione e sviluppo possono portare a concreti miglioramenti dei sistemi stessi. Ovvero se si intende adottare efficaci politiche di sviluppo, sarà opportuno poter puntare su aspetti formativi e di coinvolgimento dei lavoratori che prendano a riferimento gli errori e le negatività esclusivamente come elemento conoscitivo da non ripetere, senza ricercare colpevoli, puntando contemporaneamente alla distribuzione della conoscenza degli aspetti positivi. Coinvolgere i lavoratori significa poter avviare un sistema partecipativo pro-attivo, cioè che interviene prima dell’evento negativo possibile.
Non va dimenticato che “oltre una certa soglia, gli interventi meramente ingegneristici su macchine e impianti, ancorché irrinunciabili, hanno una portata limitata nella promozione della sicurezza nei luoghi di lavoro” (J. Saari, 1990, Journal of Occupationals Accidents n°12).