Il cambiamento della politica sindacale
La nuova strategia.
Nella realtà italiana si trovano ancora forti resistenze nell’applicare la cultura partecipativa ai temi della salute e sicurezza sia da parte delle aziende che del sindacato. Probabilmente questo avviene perché, da una parte ci sono a riferimento gli ottimi risultati dell’azione rivendicativa e oppositiva, caratterizzanti l’attività sindacale degli anni ’70 che hanno lasciato sicuramente una traccia culturale difficile da sradicare, dall’altra si evidenzia sempre più spesso l’avanzare di un’ideologia, purtroppo supportata da fatti concreti, dove l’impresa tende sempre più a staccarsi da relazioni sindacali costruttive, trascurando il ruolo della componente lavoratori, ideologia che suggerisce in sostanza agli imprenditori di poter fare il “bello ed il brutto tempo” a piacimento, senza vincoli economici, etico/morali e senza pensare alle sicure ricadute che ciò può provocare nel breve/medio termine.
Ancora oggi, troviamo in molte imprese la generalizzata convinzione che tenere il sindacato, e i lavoratori, il più lontano possibile dai “propri affari” paga, mentre parole quali “partecipazione” e “concertazione” sono spesso sconosciute o travisate, evidenziando così una chiara, diffusa e radicata sottocultura in merito. La semplice informazione, spesso incompleta, o proposta al minimo consentito, è spacciata come ampia disponibilità collaborativa o formativa.
Per contro, una parte del sindacato (purtroppo ancora grande) considera la partecipazione come una modalità accessoria alla cultura rivendicativa, dove si ritiene più conveniente una pratica correttiva “a valle” degli effetti provocati dalle decisioni aziendali piuttosto che considerare la possibilità di dare indirizzi di tenore concertativo “a monte”, rischiando così di perdere l’identità oppositiva perché vista ancora, agli occhi dei lavoratori e secondo questa cultura sindacale statica “moderna”, come primario elemento qualificante.
Le strategie di prevenzione e l’efficacia della partecipazione, invece, sono direttamente collegate all’individuazione dell’intervento il più “a monte” possibile, vicino all’origine del problema, per esempio, la possibilità tecnica, organizzativa e culturale di realizzare la sicurezza di un ciclo lavorativo decresce man mano che ci si sposta dalla fase d’ideazione e progettazione (intervento di concezione) a quella di realizzazione e d’utilizzo (intervento di correzione) e i costi per la sicurezza aumentano, assieme alla rigidità delle parti, man mano che l’intervento si sposta dalla prima fase all’ultima.
Non va dimenticato dalla RSU e dal RLS, in fase di negoziazione, che la sicurezza e l’ambiente non possono essere barattati ma rispettati e migliorati e che la salute, sempre e in ogni caso, non può essere in alcun modo monetizzata.