Organizzazione del lavoro
Indispensabile nell’attività di prevenzione
Il bisogno di sicurezza e la necessità di tutelare la salute dei lavoratori è stato lo spunto di numerosi studi e ricerche a livello internazionale finanziati per lo più dalle diverse università, tesi ad individuare i punti chiave e le criticità del sistema di prevenzione.
M. J. Smith e H.H. Cohen, confrontando un numero elevato di aziende selezionate in base al tasso d’infortuni, hanno identificato nel loro studio, pubblicato sul Journal of Safety Research, vol. 10 n.1 del 1978, i tratti organizzativi e culturali caratterizzanti le aziende più sicure:
- il particolare impegno ed il coinvolgimento dei loro manager nella promozione della sicurezza;
- la qualità delle relazioni tra lavoratori e dirigenti;
- l’ordine e la pulizia dei luoghi di lavoro;
- i bassi livelli d’assenteismo e turnover;
- le politiche di formazione adottate in quanto ancorate più sull’organizzazione del lavoro informale che su quella formale.
La ricerca della McMaster University di Toronto (V. Walters, W. Lewchuk, R.J. Richardson “Judgements of Legitimacy regarding Occupational Health and Safety”, 1995) mette in evidenza quanto, tanto tra dirigenti che lavoratori, sia forte la presenza dell’ideologia della “responsabilità individuale” (la quale vuole gli infortuni determinati prevalentemente dall’errore umano) e quanto questo possa promuovere politiche della sicurezza poco efficaci, orbitanti esclusivamente attorno all’individuo, il quale è visto solamente come “oggetto” destinatario di provvedimenti disciplinari e d’interventi di formazione didattica (più imposta che partecipata, più formale che informale). La soluzione proposta è che “l’impegno dei dirigenti ha maggiori possibilità di tradursi in risultati concreti all’interno di assetti organizzativi che, formalmente, attribuiscono loro responsabilità ed obiettivi di sicurezza sui quali sono chiamati a rendere sistematicamente conto”.
“L’impatto del management commitment (questo termine in lingua inglese indica gli indirizzi aziendali visti come impegni, obblighi e obiettivi generali dati dalla direzione) sulla sicurezza è mediato sia dalla formalizzazione di uno specifico programma di sicurezza, sia dal tipo di comportamento tenuto dal capo reparto, promosso o tollerato dai vertici dell’azienda” (Università di Montreal, Simard e Marcand - “Safety Science”, 1994).
H. Shannon, J. Mayr e T. Haines, pubblicano (in “Safety Science”, 1997) le “Variabili associate ad un basso tasso d’infortuni”, dove queste sono elencate in base alle diverse caratteristiche aziendali:
stile e cultura manageriali.
- Empowerment dei lavoratori. Il termine indica l’attribuzione delle responsabilità, aumento dell’autonomia e iniziativa individuale. Esso è utilizzato, in questo caso, per definire le misure organizzative che concorrono ad accrescere il grado di controllo, esercitato dai lavoratori sulle loro condizioni di lavoro in quanto derivato dal coinvolgimento nei processi decisionali che riguardano la sicurezza, attraverso l’implementazione di rapporti collaborativi trasversali alle gerarchie aziendali.
- Impegno a costruire un rapporto di lavoro di lunga durata con i lavoratori. L’anzianità e l’esperienza sono considerate un’ottima base per la diffusione culturale della componente di sicurezza del lavoro.
- Buone relazioni tra lavoratori e direzione. Strutturare l’organizzazione del lavoro in modo meno gerarchico, più “orizzontale”, teso allo scambio d’idee e conoscenze, alla collaborazione e partecipazione attiva dei lavoratori sul raggiungimento degli obiettivi aziendali ed alla loro definizione.