Il voto di ieri al Consiglio dell'Ue, con il quale è stata approvata definitivamente la riforma della governance economica europea, è un grave passo indietro rispetto al progetto di costruire un'Unione Europea vicina ai bisogni delle persone.
La riforma appena approvata è, a larghi tratti, peggiorativa rispetto alle vecchie regole del Patto di stabilità e crescita, che rimane sostanzialmente invariato.
Il rischio di una nuova stagione di politiche di austerità è oggi più concreto: le prime avvisaglie sono riscontrabili nel Def che noi della Uil abbiamo aspramente criticato.
Il voto contrario dei parlamentari italiani a Strasburgo, la scorsa settimana, non ha tenuto conto delle nostre richieste di nuove regole fiscali che garantissero la giusta transizione energetica e digitale, in cui la crescita economica fosse perseguita di pari passo con la giustizia sociale.
Rendere permanente lo strumento Sure per andare incontro alle necessità del sistema industriale europeo e scongiurare che i costi della transizione ricadano sulle persone che lavorano; prolungare la durata del periodo di aggiustamento fiscale richiesto ai Paesi con deficit e debito elevati; scorporare gli investimenti green e sociali dal computo del debito pubblico; legare l'erogazione dei fondi e finanziamenti europei a condizionalità sociali; implementare una tassa europea sugli extra-profitti delle banche e delle multinazionali del settore energetico e farmaceutico; implementare una tassa sulle transazioni finanziare. Tutte queste nostre proposte sono state ignorate dalla politica italiana che, negli ultimi due anni, si è rifiutata di confrontarsi per raggiungere un accordo che garantisse la sostenibilità ecologica, sociale e dei conti pubblici. Si sono limitati a comunicare scelte e decisioni non condivise che hanno determinato e determineranno solo gravi tagli alla spesa pubblica e sociale nei prossimi anni.
La Uil, che fin dalla sua nascita si è caratterizzata per un forte spirito europeista, continuerà, in tutte le sedi nazionali e internazionali, a chiedere con forza la costruzione di un'Europa Sociale, in cui i bisogni delle persone siano posti al centro delle politiche comunitarie.
Roma, 30 aprile 2024