(editoriale)
Roma, 26 novembre 2024
Le cifre non mentono, e quelle presentate oggi dall’Istat sono un chiaro segnale: le famiglie in Italia stanno cambiando. Questo non è solo un dato statistico, ma uno specchio della nostra società, che evolve e si trasforma, portando con sé sfide e opportunità che richiedono risposte concrete e umane.
Quasi 4 milioni di famiglie monogenitoriali, un aumento del 44% in dieci anni. Dietro questi numeri ci sono storie di madri e padri che affrontano da soli il peso della responsabilità familiare. Non è sufficiente riconoscere la loro esistenza; serve agire. Sostenere queste famiglie significa garantire loro un futuro dignitoso, attraverso un assegno unico rafforzato, servizi per l’infanzia accessibili e politiche abitative che siano un ponte verso la stabilità, non un muro da scalare.
Il calo del 14% delle coppie con figli racconta la storia di una generazione che si trova a scegliere tra il desiderio di costruire una famiglia e il peso di un futuro incerto. Non possiamo più ignorare il legame tra natalità e sicurezza economica. Congedi parentali più lunghi e meglio retribuiti, supporto reale per conciliare lavoro e famiglia: queste sono le basi su cui costruire una politica che metta le persone prima dei numeri.
La presenza crescente di coppie anziane, che oggi rappresentano oltre un quarto del totale, non è solo una sfida, ma anche un’opportunità. La loro esperienza e il loro contributo sociale non devono essere ignorati. Politiche di assistenza domiciliare, cure sanitarie di qualità e spazi per un invecchiamento attivo sono le condizioni necessarie per garantire a chi ha dato tanto alla società, una vita dignitosa e serena.
L’aumento delle coppie dello stesso sesso ci ricorda che la famiglia non è una definizione rigida, ma un concetto che si trasforma, cresce e riflette il meglio della nostra umanità. Garantire diritti uguali a tutte le coppie non è solo un dovere, ma un atto di civiltà. Inclusione e rispetto non sono concessioni, ma fondamenta per una società che guarda al futuro.
Il divario tra Nord e Sud non è solo una questione geografica, ma una ferita che continua a dividere il Paese. Investire nel Mezzogiorno significa non solo creare lavoro e opportunità, ma ridurre quella distanza che troppo spesso lascia indietro chi ha meno opportunità.
I dati ISTAT ci chiamano a riflettere, ma soprattutto ad agire. Il cambiamento dei modelli familiari non è un problema da risolvere, ma una realtà da comprendere e sostenere. Ogni famiglia merita rispetto, sostegno e opportunità. Le istituzioni, il mondo del lavoro, la società civile: tutti dobbiamo fare la nostra parte per costruire un sistema che non lasci nessuno indietro.
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