Ivana VERONESE: comunicato Stampa del 03/01/2019
Decreto sicurezza, la rivolta dei sindaci. Salvini: «Ne risponderanno legalmente»
Decreto sicurezza, la rivolta dei sindaci. Salvini: «Ne risponderanno legalmente»
03/01/2019  | Immigrazione.  

 

iltirreno-loghino

 

di Andrea Carugati, http://iltirreno.gelocal.it/?edizioneregionale

Lapresse, Roma, 03 gennaio 2019

 

La rivolta dei sindaci

 

La rivolta dei sindaci di centrosinistra parte da Palermo. Un segnale di risveglio dell’opposizione che ha al centro la questione immigrati. E in particolare le norme previste dal decreto Salvini sullo stop ai certificati di residenza.  

 

Il capofila è il sindaco del capoluogo siciliano Leoluca Orlando, che ha inviato una nota al capo dell’Ufficio anagrafe della sua città ordinando di «sospendere qualunque procedura che possa intaccare i diritti fondamentali della persona con particolare, ma non esclusivo, riferimento alle procedure di iscrizione della residenza anagrafica». «Il nostro non è un atto di disobbedienza civile né di obiezione di coscienza, ma la semplice applicazione dei diritti costituzionali», ha spiegato Orlando, che ha definito il decreto Salvini «criminogeno e disumano», e ha affermato che la mancata iscrizione all’anagrafe potrebbe impedire anche il diritto alle cure sanitarie per adulti e minori non accompagnati.  

 

Con Orlando si sono schierati il sindaco di Napoli de Magistris (che ha rivendicato una primogenitura del boicottaggio delle nuove norme firmate Salvini), e i primi cittadini di Firenze, Dario Nardella, e di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà. «Non possiamo permetterci di assistere a questo scempio umanitario: espellere persone dai centri di accoglienza lasciandoli in mezzo alla strada», l’affondo di Nardella.  

 

Dura la reazione di Salvini, che è intervenuto a più riprese sul tema. «Con tutti i problemi che ci sono a Palermo, il sindaco sinistro pensa a fare “disobbedienza” sugli immigrati”...», la prima reazione sui social. Poi ha assicurato «non manderò l’esercito» e infine ha avvertito: «I sindaci ne risponderanno personalmente, legalmente, penalmente e civilmente perché è una legge dello Stato che mette ordine e regole». 

 

I senatori dem si schierano con «con tutti gli amministratori che non si piegano al ricatto del Decreto Salvini». Il segretario del Pd siciliano Davide Faraone ha inviato a tutti gli amministratori dem dell’isola la nota trasmessa da Orlando all’Anagrafe di Palermo, invitandoli ad applicarla anche nei loro comuni. Una sorta di «modello Orlando» che si fa strada tra gli amministratori di centrosinistra. Benedetto anche da Nicola Zingaretti: «Capisco la fatica di Orlando per porre rimedio a norme confuse scritte solo per l’ossessione di fare propaganda e che spesso producono caos, più diffidenza e insicurezza per tutti». Sulla stessa linea anche Sinistra italiana e l’Arci. La Cgil siciliana parla di un «atto dirompente animato da ragioni del tutto condivisibili». Con il sindaco di Palermo si schiera anche la senatrice dissidente del M5S Paola Nugnes: «La sollevazione dei sindaci è assolutamente comprensibile. Il decreto aggraverà la situazione sul fronte della sicurezza». Poi manda un siluro a Salvini: «Non credo che i sindaci ne risponderanno penalmente, mi pare strano che chi era federalista ora sbandieri un centralismo statalista di questo tipo». 

 

Tra i sindaci non c’è unanimità di opinioni. Guido Castelli di Ascoli Piceno (Forza Italia) bacchetta i colleghi: «Sbagliano, il decreto Salvini non è criminogeno». No comment dal primo cittadino di Milano Beppe Sala (ma il suo assessore Majorino solidarizzza con Orlando). Il presidente dell’Anci Antonio Decaro (sindaco di Bari, Pd) evita di schierarsi apertamente coi ribelli e invita il governo a mettere in piedi «un tavolo di confronto in sede ministeriale per definire le modalità di attuazione e i necessari correttivi a una norma che così com’è non tutela i diritti delle persone». «Noi sindaci l’avevamo detto prima che il decreto fosse convertito in legge attraverso la posizione della commissione immigrazione dell’Anci che all’unanimità, indipendentemente dall’appartenenza politica, si era espressa negativamente sul provvedimento». 

 

«Le leggi, piacciano o meno, vanno applicate. Non può esistere il “fai da te”», l’attacco ai ribelli del ministro per la Pubblica Amministrazione  Giulia Bongiorno. E il sottosegretario leghista all’Interno

 

Nicola Molteni replica a tono: «Anche senza iscrizione anagrafica i servizi verranno comunque garantiti. Ai minori stranieri non accompagnati non verrà tolto nulla».