Ivana VERONESE: comunicato Stampa del 05/03/2020
Il dramma dei profughi a Lesbo
Il dramma dei profughi a Lesbo
05/03/2020  | Immigrazione.  

 

(redazionale) Roma, 5 marzo 2020 - In un giorno sulle isole greche sono arrivate 1.300 persone via mare, solo a Lesbo ne sono arrivate seicento, mentre 9.877 persone sono state respinte dalle motovedette della guardia costiera greca, che pattuglia un tratto di mare largo appena cinque miglia e ha cominciato a sparare contro i gommoni. I respingimenti da parte della guardia costiera greca non sono una novità, ma dopo l’annuncio di Erdogan la Grecia ha fatto sapere di voler rafforzare la militarizzazione della frontiera e sospendere il diritto d’asilo per un mese, minacciando di respingere tutti quelli che attraversano il confine in maniera irregolare.

 

La situazione attuale a Lesbo e soprattutto nel campo di Moria rappresenta il fallimento delle politiche migratorie europee degli ultimi anni.

 

Una situazione esplosiva e prossima al collasso soprattutto in campi come quello di Moria a Lesbo, dove in questo momento a fronte di una capienza di 3.000 posti sono costrette a sopravvivere in condizioni disumane oltre 13 mila persone, per il 42% minori tra i 7 e 12 anni, tra cui quasi 1.000 bambini e ragazzi arrivati da soli.

 

 Lo percepiamo anche dalla cronaca di tutti i giorni, osservando gli atti di violenza e disumanità al confine tra Grecia e Turchia: la vita di esseri umani in condizione di vulnerabilità diventa merce di scambio e mezzo di pressione politica nel gioco di potere tra gli Stati, la deliberata violazione delle norme fondamentali del diritto umanitario internazionale e della Convenzione di Ginevra  del 1951 sui rifugiati sono ricevute quasi senza reazione dalle autorità internazionali.

 

Non è una crisi isolata. Quanto sta avvenendo è conseguenza diretta del disastroso accordo sui migranti siglato da Unione Europea e Turchia nel 2016 e di una politica di ricatti ed esternalizzazione delle politiche migratorie che ha coinvolto, con esiti disastrosi, anche altri Paesi, inclusa, come è noto, l’Italia, colpevole di aver esternalizzato la gestione dei flussi migratori alla Libia, abdicando a qualsiasi garanzia dei diritti di donne, uomini e bambini.