Cgil, Cisl, Uil scrivono al governo chiedendo all’Italia ed alla UE un rinnovato impegno nelle operazioni di “search and rescue” in mare.
Roma, 15 aprile 2020 - I segretari confederali di Cgil, Cisl, Uil Giuseppe Massafra, Andrea Cuccello e Ivana Veronese, hanno scritto ieri ai ministri dell’Interno, del Lavoro e degli Esteri per richiamare la gravissima situazione che si sta creando nel Mediterraneo, alla luce anche della decisione di Italia e Malta di dichiararsi “porti chiusi”. Scrivono i segretari:
“Nel corso dei giorni di Pasqua l’agenzia Frontex ha confermato la notizia di 4 natanti, con 250 migranti a bordo, nella zona tra Libia e Malta, diretti verso le coste europee. Imbarcazioni in condizioni di estrema fragilità ed a rischio di naufragio. Malgrado le ripetute richieste di aiuto da parte di questi esseri umani:uomini, donne e bambini, nonché l’sos lanciato subito da Alarm Phone, nessuna autorità dei porti più vicini (Malta, Italia) è giunta in tempo per soccorrere i naufraghi ed evitare il ribaltamento di almeno uno dei natanti e l’annegamento di un numero ancora non precisato di persone. Dopo molte ore di inutile attesa, ed il rifiuto delle autorità di Malta di intervenire, alla fine un natante è arrivato in autonomia nel Porto di Pozzallo, con un centinaio di migranti a bordo che sono stati messi in quarantena nel centro di sperimentazione agricola della Regione.Va anche salutato positivamente il soccorso effettuato dalla #AitaMari che ha portato recentemente in salvo altri 43 naufraghi, ma certo si può continuare ad affidarsi alla pur pregevole solidarietà di una nave spagnola o all’improvvisazione.
Sappiamo che i porti di Malta e quelli italiani sono stati dichiarati “non sicuri” a causa della pandemia di Covid 19e siamo consapevoliche le autorità italiane non sono insensibili al dramma dei migranti e dei profughi provenienti dall’Africa, come sappiamo anche che da parte dell’Europa non ci viene offerta purtroppo una politica chiara in materia migratoria, sia sul piano della condivisione degli arrivi, sia su quello dell’attività di soccorso in mare. Ci chiediamo però, vista l’impossibilità di affidare ad un Paese in guerra come la Libia la gestione della dinamica migratoria africana, cosa si intenda fare per fronteggiare un possibile aumento delle traversate, con l’arrivo del bel tempo e se si intenda formulare un adeguato e necessario piano i soccorsi per contrastare il probabile aumento del rischio di naufragi. Malgrado la chiusura dei porti, a causa del Coronavirus, migliaia di esseri umani continueranno a scappare dalla guerra e dalla miseria, alla ricerca di una vita degna di essere vissuta.
Vite che, al pari di quelle europee, sono tutelate dalla legislazione internazionale ed obbligano l’Europa a prestare adeguato soccorso per evitare il ripetersi di tali tragedie. Chiediamo dunque alle Autorità italiane ed europee, pur nella situazione di grave crisi determinata dalla pandemia, di fare tutto il possibile- anche attraverso il coinvolgimento delle navi militari e il supporto della Croce Rossa - perché altre vite umane siano salvate, pur nel rispetto delle condizioni di sicurezza sanitarie oggi necessarie, perché anche in tempo di crisi pandemica resta irrinunciabile conciliare il dovere di garantire la salute di tutti a terra con quello di soccorrere le vite in mare”.