Ivana VERONESE: comunicato Stampa del 27/04/2020
Lavoro stagionale ai tempi della pandemia
Lavoro stagionale ai tempi della pandemia
27/04/2020  | Immigrazione.  

 

(redazionale, a cura del Dipartimento Politiche Migratorie UIL) - Roma, 27 aprile 2020 - La pandemia del Covid 19 ha avuto un effetto disastroso sul piano produttivo ed occupazionale. E questo non solo a causa del lockdown, ma anche della necessità di garantire ai lavoratori che continuavano la loro attività, o che dovevano riprenderla in un secondo momento, condizioni di sicurezza idonee adeguate per la loro salute. Moltissimi stranieri dell’Est Europa, quando sono venute meno le attività produttive, sono rientrati nel Paese d’origine trovandosi poi nell’impossibilità di rientrare. Questo vale anche per stranieri di altre zone geografiche. Molti altri che sono rimasti senza lavoro sono stati nell’impossibilità di fare ritorno nel loro Paese d’origine.

 

Lavoratori stranieri: i settori di attività e i profili professionali

 

In Italia vivono attualmente circa 5,2 milioni di stranieri, di cui 3,7 milioni provenienti dai Paesi Terzi. I lavoratori regolari a fine 2019 erano 2.514.000 (dati del Ministero del Lavoro italiano). In particolare Romeni (1.190 mila), albanesi (440 mila), marocchini (417 mila), cinesi (291 mila) e ucraini (237 mila) sono le comunità più numerose.

 

Diversi sono, invece, gli ambiti di attività dove si registrano tassi di occupazione più significativi per la componente straniera.

 

Il più importante è il settore legato all’erogazione di “servizi collettivi e personali” in cui la presenza di lavoratori stranieri iscritti all’Istituto di Previdenza sociale  è pari a 857 mila. Una cifra altrettanto importante lavora totalmente o parzialmente in forma irregolare.

 

Nei settori di occupazione anche stagionale l’incidenza occupazionale degli stranieri regolari risulta essere:  

 

- Turismo e ristorazione (alberghi e ristoranti)(17,9%), su circa 4 milioni di  addetti, diretti ed indiretti;

 

- agricoltura caccia e pesca(18 %), su circa 902 mila e un numero imprecisato di irregolari.

 

La questione degli stranieri irregolari, che vivono in Italia, è tornata alla ribalta nelle ultime settimane. Il mondo dell’agricoltura ha posto con urgenza il problema dei lavoratori stagionali che mancano e della necessità di rimpiazzarli. C’è chi pensa che italiani e stranieri regolari o rifugiati potrebbero prendere il posto degli stagionali mancanti. Altri sono convinti sia necessaria ed urgente la regolarizzazione dei tantissimi stranieri irregolari prodotti dal blocco del decreto flussi d’ingresso per lavoro (dal 2010) e dai decreti sicurezza del 2018- 2019.

 

Il tema del lavoro agricolo

 

Secondo i dati pubblicati dalla Cia – Confederazione Italiana Agricoltori ad ottobre 2019, i lavoratori stranieri (regolari ed irregolari) impiegati nei campi in Italia sarebbero attualmente circa un terzo di quelli totali. Secondo fonti della Coldiretti, per il settore agricolo ogni anno vengono impiegati per la raccolta di frutta e verdure in questo periodo prima dell’estate circa 370 mila lavoratori stranieri, di questi ne mancherebbero oggi fino a 250 mila.  Le perdite economiche del settore per un mancato raccolto sommerebbero finora a oltre 7 miliardi di euro.  Viene proposto dagli imprenditori del settore, anche come strumento di lotta all’intermediazione illegale della manodopera, l’uso di piattaforme informatiche per il matching occupazionale e lo strumento dei voucher per pagare i lavoratori occasionali.

 

Resta in ombra, inoltre, un’altra parte del problema, pur non riguardando gli stagionali: la situazione di babysitter, colf e badanti. Nel settore dei servizi alla persona sono circa 865 mila iscritti all’Inps, mentre il totale degli addetti alle varie mansioni supererebbe i due milioni, dei quali quasi la metà irregolari. Il lockdown ha prodotto un blocco quasi totale delle loro attività e molte di loro si sono trovate nella scomoda situazione di non poter guadagnare uno stipendio per vivere e non poter tornare nel loro Paese d’origine a causa del blocco delle frontiere. Per aiutare questo settore il Governo sta pensando di attivare un particolare ammortizzatore sociale che aiuti a superare il periodo di blocco delle attività lavorative.

 

Le risposte da parte del Governo

 

L’Esecutivo ha risposto alla crisi sanitaria ed economica con provvedimenti di supporto sociale rivolto a italiani ed a stranieri regolari, con forme straordinarie di ammortizzatori sociali, buoni spesa ed attualmente sta valutando il finanziamento di un reddito di emergenza a supporto di chi è rimasto senza lavoro ed è in stato di povertà. Misure importanti ma non sempre tempestive a causa della burocrazia e che comunque lasciano senza protezione centinaia di migliaia di persone con uno status irregolare. L’Esecutivo è anche intervenuto sul piano dell’estensione della durata dei permessi di soggiorno in scadenza al 15 aprile,fino al 15 giugno 2020. (legge 17 marzo 2020, n. 18), questo per evitare mobilità ed assembramenti negli uffici pubblici. Per quanto riguarda gli stranieri residenti in Italia rimasti all’estero, in teoria non dovrebbero esserci problemi di rientro (anche con un permesso di soggiorno scaduto nell'arco temporale indicato), posto che la scadenza di tali titoli di soggiorno è automaticamente prolungata al 15 giugno 2020. Il visto di reingresso è necessario per coloro che hanno visto scadere il permesso di soggiorno dopo il 16 aprile 2020. In realtà malgrado questi dispositivi è molto difficile superare le barriere del blocco delle frontiere, del nostro come degli altri Paesi. Il Governo italiano finora ha garantito il trasporto per il ritorno sicuro solo per i cittadini italiani che si trovano all’estero,  siano o meno  registrati all’AIRE ed esprimano la volontà di tornare nel proprio Paese.

 

Regolarizzazione

 

Per quanto riguarda il lavoro stagionale(agricoltura e turismo, in particolare) il Governo ha fatto trapelare la volontà di voler promulgare un decreto per la regolarizzazione dei lavoratori agricoli attualmente irregolari. La portata e le modalità di questo decreto non sono ancora chiare, anche se potrebbe essere utilizzata la forma di un provvedimento di permesso umanitario della durata di un anno. Il problema si è reso urgente a causa della vicinanza della stagione di raccolta dei prodotti agricoli. Secondo il Ministro dell’Agricoltura Bellanova mancherebbero almeno 250 mila braccianti e si rischia di avere danni della portata indicata dalla Coldiretti. Nessun provvedimento è attualmente previsto per il settore turistico attualmente paralizzato dalla chiusura delle frontiere e dal lockdown.

 

Le proposte del sindacato

 

Nell’attuale emergenza sanitaria mondiale è quasi impossibile il movimento delle persone, anche per il ritorno nei Paesi di origine, per effetto della chiusura dei confini di moltissimi Paesi. Al tempo stesso centinaia di migliaia di persone straniere che vivono in Italia da tempo – per gran parte lavoratrici e lavoratori che occupano settori importanti del mercato del lavoro italiano (assistenza familiare, agricoltura, turismo, ecc.) o richiedenti asilo ai quali è stata negata tutela – sono prive di permesso di soggiorno, a causa della mancata programmazione nell’ultimo decennio di effettivi flussi di ingresso e della decretazione di “sicurezza” del 2018.

 

In questo contesto Cgil, Cisl e Uil hanno avanzato al Governo una proposta complessiva che riguarda accoglienza, titoli di soggiorno, lavoro e tutele, nonché regolarizzazione generale dei cittadini stranieri irregolari presenti in Italia. (https://www.uil.it/documents/Covid19%20-%20immigrazione.pdf)

 

Sulla regolarizzazione la propostasindacale si articola intorno a due obiettivi: l’emersione dall’invisibilità di migliaia di persone che vivono e/o lavorano nel territorio italiano ed una conseguente migliore tutela della salute personale e pubblica. Sapere chi è in Italia e includerlo nei percorsi sanitari di prevenzione, diagnosi e cura è oggi indispensabile per la salute di tutti. Ci sono due aspetti da considerare:

 

1. Esiste un problema di status che coinvolge stranieri diventati irregolari a causa della legge 132/2018 (decreto sicurezza) che ha abolito la protezione umanitaria ed ha svuotato i centri di accoglienza mettendo in mezzo alla strada centinaia di migliaia di persone, oggi a rischio di contagio. In realtà il numero degli irregolari è molto più ampio e di difficile quantificazione (chi negli anni ha perso il lavoro ed è finito nel pozzo senza uscita della clandestinità e lavoro nero). Un provvedimento di emersione dei soli stranieri impiegati nell’agricoltura ci appare dunque, oltre che utilitaristico, del tutto insufficiente e riduttivo. Al contrario, una regolarizzazione generale sarebbe un vantaggio economico e sociale per tutta la collettività:

 

- per i lavoratori irregolari che vedrebbero ristabiliti i loro diritti e le loro tutele;

 

- per i lavoratori regolari che non soffrirebbero l’effetto dumping;

 

- per le casse dello Stato e degli Enti assicurativi e previdenziali grazie al gettito fiscale e contributivo recuperato;

 

- per le imprese “sane” che eviterebbero la concorrenza sleale;

 

- per imprenditori e famiglie che potrebbero regolarizzare lavoratori/lavoratrici di cui già apprezzano le competenze.

 

 

2. C’è poi il problema della violazione delle norme contrattuali e delle pericolose condizioni in cui lavorano e vivono moltissimi stranieri (irregolari o meno), oltre a condizioni di sfruttamento a volte anche estreme. Si tratta di mettere mano ad una situazione complessa che ha a che vedere con le difficoltà del settore, dovuto ad arretratezze ma anche ad una politica di bassi prezzi (e di bassi salari) gestito dai cosiddetti “cartelli al dettaglio”, nazionali e sovranazionali. La compressione verso il basso delle condizioni di lavoro e retribuzione, facilita il fenomeno del caporalato e mette in difficoltà i piccoli produttori. A nostro parere, la stessa politica di finanziamenti europei alla produzione agricola dovrebbero essere focalizzata e controllata per evitare  di finanziare gli sfruttatori e gli inquinatori.