: comunicato Stampa del 30/04/2020
1° maggio - Festa internazionale dei Lavoratori e delle Lavoratrici
1° maggio - Festa internazionale dei Lavoratori e delle <em>Lavoratrici</em>
30/04/2020  | PariOpportunitą.  

 

Senza il fondamentale apporto e supporto delle donne il sistema sociale - e non solo quello - non avrebbe retto in periodo di coronavirus. Le donne "ci sono", e devono essere coinvolte sempre, nei luoghi della decisione come nel momento del bisogno.

 

Cgil Cisl e Uil non rinunciano neanche a causa del coronavirus a festeggiare i lavoratori e le lavoratrici ed i loro diritti, primo di tutti la sicurezza.

 

Anzi, mai come quest'anno il celebrare questa ricorrenza, adottata ufficialmente nel 1889, è importante ed attuale. Si farà, seppure in forma diversa da quella tradizionale del concertone in piazza San Giovanni, con un evento su Rai 3 dalle 20 alle 24 , anticipato da interviste ai tre Segretari Generali alle 12,30 sempre su Rai 3.

 

Quest’anno il 1 maggio assume un significato di particolare rilevanza: unitariamente abbiamo scelto di celebrare lavoratori e lavoratrici e lavoro in sicurezza, beni primari di ogni società.

 

Avere un lavoro "sicuro" in ogni senso è fondamentale per la dignità della persona e per il futuro del Paese: purtroppo, in periodi di emergenza, anche chi un lavoro lo ha rischia di essere vittima designata di società inique, se non adeguatamente tutelato quale indispensabile "leva per dare una prospettiva al futuro del Paese."

 

La nostra Costituzione sancisce il diritto ad un lavoro dignitoso e ad una retribuzione equa ed adeguata, senza discriminazioni di alcun tipo. Eppure dopo oltre settant’anni le donne non hanno ancora raggiunto una vera parità rispetto ai compagni e ai colleghi uomini, nonostante si facciano carico di fette consistenti di attività, soprattutto di quelle più umili ma sempre necessarie.

 

Questo 1 maggio 2020 sarà una ricorrenza storica, che dovremo ricordare in futuro ed utilizzare come punto di svolta per non tornare più indietro.

 

In quest’anno, in conseguenza del coronavirus, le donne hanno mostrato ancora una volta la loro indispensabilità e le loro capacità. Senza il fondamentale apporto e supporto delle donne il sistema sociale - e non solo quello - non avrebbe tenuto.

 

Dalla scoperta del vaccino, al supporto ai figli nella didattica distanza, al fondamentale ed imprescindibile e costante impegno profuso nel sistema sanitario, nei lavori di assistenza e cura, nei sistemi di pulizia e sanificazione, senza le donne questo Paese si sarebbe trovato sprofondato in un disastro nazionale ancora più pesante, dal quale sarebbe stato davvero difficile sollevarsi.

 

Donne onnipresenti, multitasking, imprescindibili. Donne che si sono ingegnate ed organizzate tanto a livello privato quanto a livello pubblico.

 

Dallo smart working alla messa in condivisione di conoscenze e capacità, le donne hanno caratterizzato con la solita inventiva ed il solito spirito di sacrificio questa brutta esperienza. Donne che tutto sommato si lamentano anche poco.

 

Ma anche donne che si sono trovate improvvisamente private del lavoro - come le addette alle mense scolastiche o le estetiste, per citarne alcune, che non hanno certezza di ritrovarne uno a crisi finita -  e senza tutele, perchè ad esempio sono operatrici sommerse o irregolari.

 

Situazioni che hanno evidenziato che le garanzie e le misure di sostegno adottate non bastano, che non ci sono "a regime" politiche adeguate che mettano a fuoco le donne, che la cultura patriarcale non molla di un centimetro, che quando c'è bisogno le donne si mettono a disposizione della società, ma quando il bisogno passa la politica e la società non se ne ricordano.

 

Il riconoscimento non c’è, delle donne ci si ricorda e su loro si fa affidamento solo quando bisogna scaricare i pesi di una società ingiusta.

 

Quando invece si tratta di ragionare sul futuro, delle donne ci si dimentica, sempre e comunque.

 

Anche in questa fase, in fase di costruzione di nuove strategie e di riflessioni sulle azioni prioritarie,  il valore delle donne è stato disconosciuto, e alla rappresentanza di oltre metà della popolazione non è stato consentito di contribuire attraverso una equa partecipazione di genere a task force e commissioni.

 

Nei tanti gruppi di lavoro comunque denominati, impegnati a individuare percorsi ed a descrivere progetti ed iniziative, le donne - che sono la parte prevalente della società - sono presenti mediamente per il 20% dei componenti.

 

Due sole eccezioni, che come le rondini non fanno primavera: la commissione della Ministra delle Pari Opportunità Bonetti, composta di sole donne - ma in un ministero senza portafoglio -, e la commissione della Ministra per l'Istruzione Azzolina, in cui le donne sono al 48% - in un sistema in cui però la presenza delle donne si aggira intorno al 98%! Inspiegabilmente, qui la parità è stata garantita.... agli uomini, però!

 

Non ci sono più motivi o ragioni comprensibili per accettare la consueta scusa e il consueto pretesto in base al quale si ripete che “le donne non ci sono”, “le donne non si trovano”, “le donne non hanno competenze” ..., in una litania tanto falsa quanto inaccettabile ed infondata.

 

Le donne, a cercarle, ci sono

 

Le donne hanno raggiunto alti livelli di competenza in tutti settori, ma il loro merito difficilmente viene riconosciuto in maniera equa perché permangono sistemi di valutazione non oggettivi, come giustamente afferma ormai come un mantra Ilaria Capua, una eccellenza costretta ad emigrare per avere il giusto riconoscimento professionale.

 

È inutile girarci intorno: aspettare che il mondo cambi da solo significherà che non cambierà mai, dobbiamo rimboccarci le maniche e pretendere, non più soltanto chiedere, che le donne a prescindere ci siano ovunque ed in perfetta parità di genere!

 

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Vi invito a risentire una vecchia canzone del 1972, di John Lennon, intitolata “Woman is the Nigger of the world”, che potrete trovare qui, di cui vi allego anche il testo tradotto, per la sua incredibile attualità dopo quasi 50 anni.

 

Viva la "festa" più bella che c'è, viva sempre il 1 maggio, con le donne in prima fila.