Spinte dalla pandemia le donne si sono rimboccate le maniche.
Il loro carico di lavoro è aumentato: in cassa integrazione come in smart working, i compiti di cura sono ricaduti comunque ed a prescindere prevalentemente sulle loro spalle.
In questo periodo è emersa in maniera prepotente la sottovalutazione delle esigenze delle donne. La loro assenza nelle commissioni e task forces ha fatto lievitare le azioni pubbliche di contestazione e di richiesta di cambio di passo, portando al risultato dell’integrazione delle commissioni. Inquietante la giustificazione resa del capo della protezione civile Borrelli, trinceratosi dietro il consueto “non ci sono donne perché nessuna occupa cariche tanto rilevanti da essere inclusa nella task-force”, indicativa di un pensiero che da solo non cambierà mai e di quel tetto di cristallo che impedisce alle donne di arrivare dove arrivano gli uomini.
Resta il fatto che l’approccio iniziale alla gestione dell’epidemia, affrontato in ottica esclusivamente maschile, ha completamente ignorato temi importanti, come l’aggravio dei pesi derivanti dalla necessità per moltissime donne di continuare a lavorare mentre c’era la chiusura delle scuole, o il rischio di incremento di violenza domestica inconseguenza del lockdown.
E’ passato quasi sotto silenzio anche il Disegno di Legge presentato dalla senatrice Pinotti sull’equilibrio di genere nei comitati costituiti dal governo (allegato) che si propone di rendere “normale” la composizione se non paritaria quantomeno adeguata nei generi ad incarichi ed ai comitati di consulenza, richiamandone il forte rilievo di carattere culturale e politico. Una riflessione è doverosa: si avverte la necessità di un DdL per far applicare norme costituzionali, indicando peraltro un solo preciso ambito di intervento e trascurando tutto il mondo pubblico. Eppure abbiamo pensato ad una legge per imporre ad un ambito – privato ed ancor più ristretto - la presenza femminile nei Board delle società quotate (legge 120/2011 “Golfo Mosca”): siamo quelle dei piccoli passi mentre bisognerebbe correre veloci come il vento!
In questo periodo “Donne per un nuovo rinascimento”, la task force messa insieme dalla Ministra per le pari opportunità Elena Bonetti ha prodotto un documento (allegato), in cui è evidente la buona volontà nell’approfondita analisi ma che mostra pesanti criticità, per una proposta carente ed un linguaggio da più parti ritenuto inadeguato nella terminologia usata, decisamente non gender sensitive.
Infine, il 28 maggio l’ASviS ha presentato on line l’evento “Verso una ripresa trasformativa all’insegna della resilienza e della sostenibilità” (rivedibile qui: https://youtu.be/pZuU40RHUBg ), in cui il GOAL 5 dell’agenda 2030 “Parità di Genere” è stato definito “il grande assente” nei documenti varati dal Governo in periodo di coronavirus (“Cura Italia”, “Liquidità”, “Rilancio”) . La slide è presentata al minuto 31,34 della registrazione.
Questo è un momento molto critico: se lasceremo le cose al loro destino, il rischio di tornare pesantemente indietro è altissimo. Dobbiamo sentirci tutte investite, assieme agi uomini più “evoluti” – perdonatemi la definizione ma è la più corretta – a pretendere che le donne siano considerate esattamente quel che sono: più della metà della popolazione, sotto-occupate anche se più preparate, pagate meno degli uomini a parità di lavoro, esposte alla ferocia di un mercato del lavoro che ritiene la capacità di fare figli un problema, salvo poi lamentarsi che la natalità è insufficiente ad assicurare un futuro al mostro Paese. Per questo dobbiamo pretendere che le donne non siano più considerate il sistema nazionale di welfare, su cui contare per far fronte alle criticità. Ma soprattutto dobbiamorivendicare la piena partecipazione femminile nei processi decisionali: perchè senza donne e senza una visione preventiva di genere non ci sarà futuro!
Roma, 29 maggio 2020