Ivana VERONESE: comunicato Stampa del 15/06/2020
Regolarizzazione: "Complessa, costosa e (poco) conveniente. Necessario allargarne i termini e la portata"
Regolarizzazione: "Complessa, costosa e (poco) conveniente. Necessario allargarne i termini e la portata"
15/06/2020  | Immigrazione.  

 

Ivana Veronese al webinar del Coordinamento Nazionale Immigrati, ha trattato il tema della procedura di emersione dei migranti dal lavoro irregolare, chiedendo a governo e parlamento forti cambiamenti in sede di approvazione parlamentare. La procedura è a rischio di flop.

 

(di b.c.) Roma, 15 giugno 2020 – Si è tenuta lo scorso 12 giugno una videoconferenza della UIL sulla procedura di emersione dal lavoro irregolare. (art. 103 Decreto-Legge 19 maggio 2020 n. 34). Com'è noto la regolarizzazione è iniziata lo scorso primo giugno e durerà fino al 15 luglio 2020, con la presentazione di domande da parte di datori di lavoro e lavoratori stranieri sul portale del Ministero dell'Interno all'indirizzo https://nullaostalavoro.dlci.interno.it/. La Segretaria Confederale UIL Ivana Veronese, tramite il Dipartimento Politiche Migratorie UIL, per l'occasione ha convocato il Coordinamento Nazionale Immigrati il 12 giugno ed ha allargato l'invito all'Ital nazionale convocando un webinar aperto a tutti gli interessati. Si sono collegati contemporaneamente alla videoconferenza 128 persone da tutt'Italia, in prevalenza quadri ed operatori UIL ed Ital, dai territori e dalle categorie, tutti fortemente impegnati nella procedura di emersione. Presenti altre persone interessate all'attualissima tematica.

 

Il gruppo che ha curato l'organizzazione dell'evento comprende Giuseppe Casucci (che ha rivolto un primo saluto introduttivo ai convenuti) e Francesca Cantini – entrambi del dipartimento Politiche Migratorie UIL.

 

Tra gli ospiti/relatori Maria Candida Imburgia direttore generale di Ital nazionale, Piero Bombardieri, responsabile immigrazione Ital e l'avvocato Giulia Perin di ASGI e del Programma congiunto UE-CoE JUSTROM. Tantissime sono state le domande rivolte agli esperti sui vari aspetti della complessa procedura che, oltre il decreto-legge, ha visto la produzione di un decreto interministeriale, tre circolari del Viminale, in attesa di una quarta che dovrà definire l'entità di un contributo forfettario a carico dei datori di lavoro richiedenti a titolo retributivo, contributivo e fiscale.

 

In fase di apertura del webinar Casucci ha rilevato come "i rischi per chi accede alla procedura sono molti: di non avere alla fine un permesso stabile; del prevalere di un mercato delle vacche dei permessi; di una bassissima adesione, specialmente nel settore dell'agricoltura". "Si poteva avere coraggio e fare molto di più, ha aggiunto l'oratore: allargando i settori interessati, riducendo i costi e soprattutto garantendo i migranti di un permesso almeno di ricerca occupazione nel caso di non presentazione del datore di lavoro all'appuntamento in prefettura per la firma del contratto".

 

E' seguito l'intervento politico introduttivo di Ivana Veronese, segretaria confederale UIL. L'oratrice si è detta molto preoccupata per i limiti della procedura (rivolta solo ai settori domestico ed agricolo), delle difficoltà poste ai migranti per dimostrare la presenza in Italia alla data dell'8 marzo 2020 o di avere lavorato in quei settori prima del 31 ottobre 2019. Lacunosa anche la procedura che non ha previsto la sigla di un protocollo con i patronati e che quindi lascia esposti i richiedenti al business dei permessi ad opera di consulenti improvvisati. "Non è un caso – ha detto Veronese – che finora abbiano aderito alla procedura solo 10 mila persone, a fronte dei circa 300 mila potenziali interessati". Anche per i datori di lavoro la situazione si presenta difficile a causa dell'incertezza sui costi (una tantum di 500 euro ed un contributo forfettario non ancora definito). La UIL, assieme a Cgil e Cisl, hanno presentato una serie di emendamenti da affrontare in sede di dibattito parlamentare.

 

E' seguito il contributo del direttore generale Ital Maria Candida Imburgia, secondo la quale "I Patronati sono stati chiamati a collaborare per la presentazione delle domande di emersione. L'Ital ha impegnato le proprie strutture a svolgere questa attività che riteniamo fondamentale, perché attiene alla tutela di un diritto prioritario, quale è quello della dignità di un lavoro regolare. Ci si muove su un terreno molto delicato ed ecco perché è fondamentale condividere informazioni e buone prassi, per rendere un servizio efficiente alla collettività che l'Ital - ha concluso il Direttore generale - può garantire grazie alla consueta professionalità e disponibilità dei propri operatori".

 

Successivamente Piero Bombardieri e l'avvocato Giulia Perin sono entrati nel merito della complessa articolazione della procedura. Per gli esperti "non è certo la procedura che volevamo, ma dobbiamo fare il possibile perché non fallisca". Alcuni problemi sono stati risolti come quello di documentare (in vario modo, anche con un contratto con operatore telefonico) la presenza in Italia alla data dell'8 marzo. Risolto anche il problema del "titolo identificativo", per chi è privo di passaporto, sarà possibile in una fase iniziale presentare documenti identificativi alternativi anche scaduti. Per Perin sarà difficile ottenere in sede di conversione in legge di estendere la regolarizzazione ad altri settori, sarebbe opportuno almeno avere l'estensione della procedura oltre il 15 luglio. Il Viminale ha anche risolto il dubbio se – in caso di adesione all'emersione – un richiedente protezione debba rinunciare a quella domanda, escludendo questa necessità.

 

Resta il dubbio se i forti lacci e lacciuoli posti alla procedura non finiscano per soffocarla terminando in un flop. Tutti gli intervenuti hanno ritenuto necessario una forte estensione dei termini e della portata, in occasione della conversione in legge del decreto rilancio.