Ivana VERONESE: comunicato Stampa del 06/07/2020
Gli italiani senza cittadinanza "bussano" alle porte del Governo
Gli italiani senza cittadinanza
06/07/2020  | Immigrazione.  

 

Oggi combattono contro il decreto sicurezza, che ha allungato a 4 anni i tempi burocratici per ottenere la cittadinanza. In gioco ci sono i diritti di un milione di bambini, nati da genitori stranieri

 

di Vladimiro Polchi, www.repubblica.it

 

Roma, 06 luglio 2020 - Gli “Italiani senza cittadinanza” riaccendono i motori. O meglio, non li hanno mai spenti. Il movimento dei figli e delle figlie di immigrati è da anni impegnato sul fronte di una riforma che cancelli lo ius sanguinis e introduca nel nostro Paese il cosiddetto ius culturae per ottenere il passaporto tricolore. Ma per ora non se n’è fatto nulla. Oggi combattono contro il decreto sicurezza, che ha allungato a 4 anni i tempi burocratici necessari a ottenere la cittadinanza. In gioco ci sono i diritti di un milione di bambini, nati o cresciuti in Italia, da genitori stranieri.

 

L’appello di Jovana. A parlare a nome degli “Italiani senza cittadinanza” è stata ieri Jovana Kuzman, dal palco degli “Stati popolari” in piazza San Giovanni a Roma: «Siamo oltre un milione di ragazzi e bambini che sono cresciuti in Italia, ma che ancora oggi non vedono riconosciuta la propria identità. Siamo prigionieri dell’attuale legge 91 del ‘92 per la concessione della cittadinanza, una legge ormai vecchia, incapace di rispondere alle esigenze di una società profondamente cambiata dagli anni ‘90. Dopo 20 anni in Italia dobbiamo ancora chiedere il permesso per rimanere nel Paese che consideriamo casa. Senza cittadinanza non si esiste: non possiamo votare, non possiamo scegliere liberamente quali lavori fare e perdiamo tantissime opportunità di studio all’estero. Per i nati in Italia attualmente è previsto un percorso differente, che permette l’ottenimento, seppur tardivo, della cittadinanza, per i tanti invece cresciuti qui ma nati all’estero non esiste niente di tutto ciò. Come movimento chiediamo innanzitutto di abrogare i decreti sicurezza. A cominciare dalla parte sulla cittadinanza. È una vergogna che per il primo decreto sicurezza dobbiamo aspettare altri 4 anni per le sole pratiche di cittadinanza o essere cittadini di serie B perché la nostra cittadinanza è diventata revocabile. Le pratiche devono durare al massimo un anno, come negli altri Paesi europei».

 

La denuncia degli Italiani senza cittadinanza. «Il decreto sicurezza ci fa aspettare altri 4 anni per diventare cittadini, perché nessuno ne parla? – scrivono i responsabili del movimento – le risposte alle nostre richieste di cittadinanza devono arrivare entro un anno, come in altri Paesi europei. I 4 anni italiani sono una vergogna imposta dal decreto sicurezza che va abrogato». Il movimento denuncia dunque i tempi burocratici per ottenere la cittadinanza: «Quello che i funzionari di altri Paesi europei devono fare in un anno, accettare o respingere una richiesta di cittadinanza, per quelli italiani richiede 4 anni. Sono 48 mesi, 1460 giorni che tengono ancora le nostre vite in sospeso e che si aggiungono a tutti gli anni in cui siamo cresciuti in questa nostra Italia senza esserne riconosciuti parte. È un vero e proprio accanimento politico nascosto tra le maglie della burocrazia e che prevede, per chi cresce nella scuola italiana, 10 anni di residenza continuativa per poter chiedere la cittadinanza a cui si sommano i 4 anni di attesa di una risposta dal ministero dell’Interno».

 

“Da quattro anni a uno”. Il movimento denuncia anche che «all’atto di richiesta della cittadinanza vengono versati 250 euro la cui destinazione dovrebbe essere dedicata ad abbassare i tempi, non certo ad allungarli così tanto. Chiediamo che i 4 anni di durata delle pratiche per l’accesso alla cittadinanza italiana, tempo vergognoso stabilito nel 2018 dal primo decreto Salvini, vadano ridotti a un anno, come è già previsto in altri Paesi europei. Questo è un punto irrinunciabile che chiediamo venga inserito subito nelle trattative sui decreti sicurezza». Secondo il dossier del movimento, «per esempio in Spagna il massimo di attesa dalla presentazione della domanda, per legge, è di un anno e stanno cercando di abbassarlo ancora; in Belgio e in Gran Bretagna le pratiche durano 6 mesi».