Ivana VERONESE: comunicato Stampa del 16/07/2020
Sbarchi in ripresa, malgrado la pandemia ed in assenza di una governance europea
Sbarchi in ripresa, malgrado la pandemia ed in assenza di una governance europea
16/07/2020  | Immigrazione.  

 

Nei primi sei mesi e mezzo del 2020, con 9.700 sbarchi, triplicato il numero rispetto al 2019 e più della metà degli arrivi via mare rispetto ai numeri del 2018 (17.374).

 

(redazionale) Roma, 16 luglio 2020. Secondo il “cruscotto statistico giornaliero”  pubblicato quotidianamente dal Viminale  sono 9.706 i migranti arrivati con gommoni, barconi e barchini via mare dal 1° gennaio al 15 luglio di quest’anno. Il numero è quasi il triplo degli arrivi registrati nello stesso arco di tempo nel 2019 (3.186) e oltre la metà degli arrivi di due anni fa. Il bel tempo e la crisi armata libica incrementano le partenze, malgrado la chiusura dei porti attuata per molti mesi dal Governo per la pandemia. Il tutto purtroppo avviene nella totale assenza di iniziativa di search and rescue da parte della UE, così che i salvataggi sono lasciati alla buona volontà degli interventi umanitari da parte delle navi delle ONG. Colpisce la nazionalità di provenienza dei migranti in arrivo, con al primo posto la Tunisia (2.830) ed il Bangladesh (1.733) seguiti da Costa d’Avorio (795), Algeria (503), Sudan (461) e Marocco (365). In coda Guinea, Somalia e Pakistan con poco più di 200 arrivi per nazione. All’ultimo posto l’Egitto con 174 arrivi. Quello che colpisce delle nazionalità è che si tratta in maggioranza di Paesi non in guerra e per i quali è difficile ottenere asilo e protezione. Quando barconi e barchini vengono intercettati dalla Guardia Costiera, nel rispetto delle norme anti-Covid, i migranti arrivati vengono affidati alle cure dellaCroce Rossa locale e trasferiti in strutture sanitarie custodite, per essere sottoposti al test del tampone, per assicurarsi che nessuno di loro risulti positivo al Coronavirus. Dopo di che gli arrivati vengono confinati in strutture controllate, dove passare il periodo di quarantena (previste anche di navi da utilizzare allo scopo).

 

Il quadro dell’accoglienza, riportato dal Viminale, vede la presenza (al 14 luglio 2020) di 1.122 migranti rinchiusi negli hotspot, 61.421 persone ospitate nei centri di accoglienza (CAS) e 22.955 ospitati nei Siproimi (ex Sprar). Il totale degli accolti è oggi di 85.498 persone ospitate in strutture dello Stato, meno della metà degli ospiti ai tempi dei decreti sicurezza (ottobre 2018).

 

La riduzione (a causa del decreto sicurezza) della quota giornaliera pagata per ogni straniero accolto nei centri, ha comportato la rinuncia alla partecipazione ai bandi pubblici da parte di molte associazioni della società civile. L’entrata in vigore della legge 132/2018 ha comportato l’estromissione dai centri di molte migliaia di persone (i richiedenti protezione umanitaria) abbandonate per strada a causa di una norma adottata anche in forma retroattiva e ripetutamente censurata dai tribunali (per ultimo anche da una sentenza della Consulta).  Ma comporta anche il rischio a fine anno (vista la scadenza dei bandi) della perdita di posti di lavoro di quasi 15 mila professionisti ed addetti alla gestione dei centri (tra cui medici, psicologi, assistenti sociali, mediatori culturali, ecc.). Cgil, Cisl, Uil da molto tempo hanno scritto al precedente Governo chiedendo l’apertura di una vertenza a tutela del lavoro e della professionalità degli addetti ed esperti dell’accoglienza. Siamo anche in attesa da parte del Governo attuale di una proposta correttiva di una norma che ha solo prodotto insicurezza, maggior sfruttamento e maggiori rischi sanitari per l’intera popolazione.

 

Per ultimo segnaliamo una riduzione anche dei minori stranieri non accompagnati registrati ed ospitate in strutture adatte. Erano 3.506 nel 2018, 1.680 nel 2019 ed attualmente 1.260 nel 2020.