Ivana VERONESE: comunicato Stampa del 27/08/2020
Braccianti in strada: si rifiutano di andare nel «ghetto» per paura del coronavirus
Braccianti in strada: si rifiutano di andare nel «ghetto» per paura del coronavirus
27/08/2020  | Immigrazione.  

 

Di Eleonora Camilli

 

La storia arriva da Palazzo San Gervasio, in Basilicata: qui da ieri notte dormono all’addiaccio un gruppo di stagionali arrivati nella città per la raccolta del pomodoro. “Nel ghetto manca l’acqua, è rischioso. Il centro di accoglienza è chiuso, servono alloggi dignitosi”. Attivato presidio permanente per chiedere un posto dove stare

 

ROMA - “Casa per tutti, ghetto per nessuno” c’è scritto sullo striscione comparso davanti al centro di accoglienza di Palazzo San Gervasio, in Basilicata. Ad appenderlo sono stati un gruppo di lavoratori stagionali, che questa notte hanno dormito in strada dopo essere arrivati ieri nella città per la raccolta del pomodoro. Hanno trovato il centro per migranti chiuso si sono rifiutati di trasferirsi nel ghetto delle Matinelle, preferendo dormire all’addiaccio. Nel ghetto mancano, infatti, sia acqua che elettricità e la paura di contrarre il coronavirus è alta. Folà, 28 anni, originario della Costa D’avorio è in Italia dal 2011, da 8 anni è un lavoratore stagionale: da Foggia a Cassibile, da Nardò a Palazzo San Gervasio, ogni anno si sposta in base alle esigenze della raccolta. “Il ghetto è invivibile, specialmente in questo momento di emergenza coronavirus: ci serve l’acqua per pulirci le mani e fare la doccia, non ci sono bagni - spiega -. Stanotte abbiamo dormito in strada, oggi rimaniamo in presidio, vogliamo chiedere un posto dignitoso dove dormire. Siamo in attesa di parlare col sindaco”. Come ogni anno il suo progetto è quello di restare qui il tempo della stagione dei pomodori, poi ad ottobre si torna in Calabria per la raccolta dell’uva. “Ogni anno qui a Palazzo San Gervasio riscontriamo le stesse difficoltà, perché il centro di accoglienza viene aperto con grande ritardo - racconta -. Molte persone vivono nelle case abbandonate nei dintorni dei campi, ma spesso arriva la polizia a mandarli via. L’alternativa è il ghetto, dove ci sono almeno 200 persone, in condizioni terribili. Lì non si può stare”.  

 

Al fianco dei braccianti, da ieri notte, c’è anche Gervasio Ungolo dell’Osservatorio migranti della Basilicata: “Le persone arrivano da Stornara nel foggiano, a 60 km da qui, sono gli stessi che poi vanno a lavorare nei campi di Rosarno e Cassibile - spiega -. Il ghetto non ha acqua ed elettricità perché prima a fornirle erano i caporali, che si organizzavano nella casetta gialla. Ora sono stati arrestati e la casetta è stata chiusa - aggiunge -. Ma rispetto allo scorso anno c’è anche la questione del Covid19: i braccianti hanno paura ad andare lì dove non possono neanche lavarsi le mani. Un gruppo si è rifiutato e stanotte abbiamo dormito in strada”. Il centro di accoglienza è stato aperto nel 2014, all’interno di un vecchio tabacchificio, in questo momento non è attivo perché in fase di ristrutturazione. Per i migranti l’unica alternativa resta la strada, o trasferirsi in insediamenti informali.  Per questo hanno deciso di dare vita a un presiodio permanente davanti al centro di accoglienza al quale, da questa mattina si stanno aggiungendo altre persone che vivono nel ghetto. “Si chiede almeno un tetto - aggiunge Ungolo - e servizi minimi anche per evitare rischi sanitari”. 

 

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