Ivana VERONESE: comunicato Stampa del 07/09/2020
L’Europa vuole adottare il “modello Lesbo” per accogliere i migranti
L’Europa vuole adottare il “modello Lesbo” per accogliere i migranti
07/09/2020  | Immigrazione.  

 

Emanuela Colacihttps://www.linkiesta.it/ del 05/09/2020

 

A fine settembre verrà pubblicato il nuovo patto europeo sull’immigrazione. In esclusiva l’intervista alla direttrice del Consiglio europeo per i rifugiati e gli esuli Catherine Woollard, che avverte: «Conseguenze umanitarie scandalose. Per l’Italia sarà un disastro»

 

Il nuovo patto europeo sull’immigrazione e l’asilo sarà pubblicato a fine settembre. Linkiesta ha raccolto alcune anticipazioni sulla nuova politica migratoria dell’Ue nell’intervista a Catherine Woollard, direttrice di Ecre (Consiglio europeo per i rifugiati e gli esuli). L’Unione Europea continuerà la politica di prevenzione degli arrivi, con agenti militari alle frontiere. Woollard lancia l’allarme: nel patto ci sarà la procedura di asilo di frontiera che metterà in pericolo l’intero sistema e renderà più difficile ottenere l’asilo. Non solo: questa riforma renderà universale il modello dei campi, come a Lesbo: «Un modello con conseguenze umanitarie scandalose. Per l’Italia sarà un disastro».

 

Come sarà la nuova proposta della Commissione sulla migrazione e l’asilo?

 

La nuova proposta della Commissione dovrebbe essere pubblicata il 30 settembre. Non sappiamo se ci saranno proposte legislative ma si tratterà sicuramente di un documento politico. Sarebbe un’opportunità per cambiare la strategia, ma la Commissione sembra sempre orientata sulla prevenzione degli arrivi.

 

Può anticipare i contenuti principali?

 

Abbiamo avuto modo di leggere alcune bozze del Patto che stanno circolando. Nel Patto ci sarà una proposta legislativa sulla solidarietà ma non andrà fino in fondo nel cambiare il regolamento Dublino III in modo sostanziale. Il principio del primo paese d’ingresso non sarà toccato. La Commissione proporrà un tipo di meccanismo di solidarietà nel quale gli altri Stati membri possono scegliere tra 5 o 6 possibilità. Sarà un meccanismo obbligatorio per gli Stati membri (e questo è importante) ma le opzioni sono problematiche: c’è il ricollocamento ma ci sarà anche, per esempio, la possibilità di spedire agenti di frontiera militare nei paesi alla frontiera esterna europea per fermare l’ingresso. Per noi è problematico perché inviare agenti alla frontiera non vuol dire solidarietà con i rifugiati.

 

Questo non è il peggio, voglio suonare l’allarme su un altro elemento: ci sarà la proposta legislativa di una procedura di asilo di frontiera che sarà obbligatoria per tutti quelli che arrivano in Ue. Questa procedura esiste e fa parte del quadro legale ma non è obbligatoria. Se diventa obbligatoria porterà alla creazione di nuovi centri di detenzione ai confini ma anche un’intera infrastruttura giudiziaria nei centri di detenzione alle frontiere cioè una nuova procedura di asilo. Non è possibile avere una procedura equa in una simile situazione, per esempio, sarà difficile ottenere il diritto a un legale e il diritto all’appello. È una procedura di serie B con vizi procedurali.

 

Questi centri però esistono già.

 

Esatto. Il modello hotspot utilizzato in Grecia: i siriani sono soggetti a queste procedure accelerate. Il sistema usato nelle isole greche potrebbe diventare universale con il nuovo Patto. Un modello con conseguenze umanitarie scandalose. La detenzione non è normale, è dannosa e non è né pratica né realistica. La proposta si basa sul fatto che la procedura d’asilo può essere fatta velocemente ma non è vero perché si tratta di casi molto complessi. Per molti stati Ue prima di avere una decisione passano anni.

 

Per un paese alla frontiera esterna come l’Italia sarà un disastro. Per questo motivo ci sono stati tentativi di negoziare l’appoggio dell’Italia per accettare un cambiamento nella legge europea con l’introduzione della procedura obbligatoria di frontiera.

 

In Italia la rabbia verso gli “arrivi illegali” è sempre più forte. Si dice che le persone che arrivano in Sicilia non abbiano il diritto di chiedere l’asilo. Il Sistema europeo è pronto a combattere questi argomenti?

 

Tutti hanno diritto di chiedere l’asilo. È previsto dalla legge europea e dal diritto internazionale. Ci sono molte false rappresentazioni: sentiamo che solo il 35 per cento di chi arriva ha bisogno di protezione. No, non è vero. Nelle cifre che abbiamo noi è sempre la maggioranza di quelli che arrivano che hanno bisogno di protezione. Inoltre, il governo italiano ha tolto la protezione umanitaria. Questo è stato uno sbaglio perché ha aumentato gli irregolari. La migrazione forzata è una situazione globale. Alcune persone non hanno i requisiti per ricevere l’asilo, nessuno lo nega. Ma bisogna capire che l’aumento degli arrivi è dovuto anche alla riduzione drammatica delle vie legali per ottenere lavoro e la situazione molto difficile nei paesi d’origine. Forse non è persecuzione ma si tratta di altre forme di migrazioni forzate. Dire che l’Europa attira queste persone è un mito. Sono altri fattori che le spingono a migrare.

 

In che modo l’asilo e la migrazione dovrebbero essere affrontate a livello europeo? 

 

Nonostante la presentazione dell’asilo come una crisi, per l’Europa è una situazione gestibile. L’Europa è uno dei continenti più ricchi del mondo, c’è sempre la possibilità di unwin win. Noi abbiamo presentato la nostra visione alternativa per il patto in quattro punti. Valorizzare l’attuale Sistema di asilo nel quadro europeo, aumentando le risorse dalla Commissione e da EASO (Ufficio europeo di supporto all’asilo) e puntando alla attuazione completa dei regolamenti già in vigore. Si devono aumentare le vie sicure e legali alla protezione anche per gli altri migranti, non solo per l’asilo. I corridoi umanitari funzionano bene in Italia, è già un successo. Ci sono interessi che approfittano della mancanza di un quadro legale chiaro, perché lucrano sullo sfruttamento delle persone. Le vie legali dovrebbero essere una delle soluzioni.

 

Pensiamo che la cooperazione internazionale sia importante per condividere la responsabilità con altri paesi. Questo vuol dire per la politica estera di affrontare le cause di spostamento forzato più della migrazione. Infine, l’inclusione dei migranti nelle società europee tramite il rispetto dei loro diritti è fondamentale. In particolare, il diritto al lavoro e all’alloggio. Queste alternative esistono, è una scelta tra utilizzare queste soluzioni o continuare con la strategia di esternalizzazione.