Nella Notte europea dei Ricercatori inviamo il nostro ringraziamento a coloro che rendono ogni giorno il nostro Paese più sicuro e innovativo.
Purtroppo ci è voluta la prima ondata della pandemia di coronavirus perché ci si rendesse conto dell'importanza della ricerca scientifica e della capacità dei nostri ricercatori.
Ma ce la ricordiamo ancora la giovane ricercatrice precaria che ha isolato il coronavirus, oppure è già tutto dimenticato?
È un mestiere mortificato da una precarietà diffusa e da retribuzioni non in linea con la qualità del loro impegno e della loro preziosa funzione.
D'altronde, se l'Italia investe appena l'1,4% del PIL in ricerca, a fronte di una media europea del 2%, attestandosi al ventesimo posto in ambito
OCSE, vuol dire che la classe politica non ha capito proprio nulla e che lo sciagurato esodo dei tantissimi "cervelli" italiani all'estero continuerà.
Lo affermo da ricercatore: dobbiamo porre in cima all'agenda del Paese questa sfida e dobbiamo motivare i giovani ad affrontare carriere scientifiche, se vogliamo scommettere su quella voglia di futuro che si respira quando siamo tra le persone, nelle piazze e nei luoghi di lavoro.
Roma, 27 Novembre 2020