Ivana VERONESE: comunicato Stampa del 24/08/2021
Afghanistan, Ue divisa sull’accoglienza dei profughi. Muro di Austria e Ungheria
Afghanistan, Ue divisa sull’accoglienza dei profughi. Muro di Austria e Ungheria
24/08/2021  | Immigrazione.  

 

23 agisto 2021 - L’accoglienza dei profughi provenienti dall’Afghanistan divide l’Europa. Dopo la chiusura sui corridoi umanitari di Janez Janša, premier della Slovenia (che detiene la presidenza di turno del Consiglio Ue), sul tema è tornato il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni. Parlando al Meeting di Rimini l’ex ministro degli Esteri ha affermato che l’Ue ha il dovere di lavorare sull’accoglienza e su quote di immigrazione legale, non ricorrendo all’alibi dell’unanimità delle decisioni, che “non ci sarà mai”. “Se si vuole dare una mano sui rifugiati, sull’accoglienza e sulle quote lo si può fare anche decidendo a maggioranza”, ha spiegato Gentiloni, “Viktor Orban non sarà d’accordo, così come altri leader europei, ma fa parte delle nostre regole”.

 

E proprio il premier ungherese in un’intervista rilasciata domenica a Kossuth Radio ha affermato che è nell’interesse di Budapest far in modo che le persone che vogliono lasciare l’Afghanistan restino comunque nella regione, e non arrivino in Europa. “Mandiamo assistenza lì, non portiamo problemi qui”, ha detto Orban, definendo poi “chiave” la cooperazione con il governo della Turchia sulla questione migratoria. Parole che hanno trovato eco in quelle del cancelliere austriaco Sebastian Kurz. “L’Ue deve proteggere le frontiere esterne e combattere la migrazione illegale e i trafficanti di esseri umani”, ha detto il cancelliere. Gli eventi in Afghanistan, ha aggiunto, sono drammatici, ma non dobbiamo ripetere gli errori del 2015″, anno della crisi europea dei migranti, “la gente dovrebbe essere aiutata negli Stati vicini”.

 

Parlando della crisi in Afghanistan, il commissario Gentiloni l’ha definita una “débacle dell’Occidente”, ma “non possiamo trasformarla in un’abiura di quanto fatto in questi 20 anni. Sarebbe un errore ancora più grave di questo epilogo”, ha aggiunto, sottolineando che farà di tutto affinché dalla lezione dell’Afghanistan “si tragga la conclusione che serve una difesa europea”.

 

Intanto proseguono le evacuazioni dall’aeroporto di Kabul. L’associazione Pangea ha riferito che dall’alba le donne della Onlus e le loro famiglie erano tutte all’interno dell’aeroporto e alcune erano già state imbarcate per far ritorno in Italia. “Le abbiamo salvate insieme!”, si legge in una storia su Instagram, dove poi viene denunciato che alcune di loro sono state picchiate dai talebani. Il coordinatore medico di Emergency a Kabul, Alberto Zanin, ha riferito che la situazione nell’area dello scalo resta caotica. “Nelle ultime 48 ore, dall’aeroporto abbiamo ricevuto 6 feriti con ferite da proiettile alle gambe”, ha detto Zanin, che ha poi annunciato l’invio di colleghi nell’ospedale di Anabah, in Panshir, dove si trovano le forze di opposizione, “per essere pronti a gestire eventuali afflussi massicci di feriti di guerra”.

 

“Sicuramente lasceremo delle persone indietro. C’è poco tempo per salvare tutti. Sono migliaia e migliaia le persone che vogliono scappare. Ma la mia sensazione è che sia molto difficile”, ha spiegato Andrea Margelletti, presidente del Ce.S.I, Centro Studi Internazionali, intervistato da LaPresse. “Il punto vero”, ha detto, “non è soltanto salvare gli afghani” ma “dare un futuro a queste decine di migliaia di persone che arriveranno in Occidente”. “È necessario avviare immediatamente percorsi educativi, familiari, sanitari e professionali che facciano sì che queste persone si possano integrare nel nostro tessuto sociale”. Sulla possibilità di infiltrazioni talebane tra i profughi, Margelletti ha parlato di un’ipotesi “inverosimile”. Chi ha paura dei terroristi “deve fare questo ragionamento: chi scappa dall’Afghanistan come rifugiato, deluso e arrabbiato dal tradimento degli occidentali, viene nei nostri Paesi e non viene accolto come immaginava. Ad essere pericolosa è la nostra politica che li abbandona e quando li fa arrivare non gli dà la possibilità di integrarsi. È questo che crea le condizioni di radicalizzazione”. “Il vero problema semmai”, ha chiarito, “potrà essere che i talebani diano a molte realtà terroristiche la possibilità di utilizzare l’Afghanistan per incontrarsi e stare insieme”, “quindi una persona che scappa perché ricercata da tutti i servizi segreti del mondo avrà un luogo dove stare tranquilla”.