Sono 30 i diritti umani indicati nella dichiarazione del 1948 (vedi allegato): dopo la Seconda guerra mondiale, gli stati aderenti all'ONU individuarono i valori a tutela della libertà e della dignità di tutti gli esseri umani, che sono stati alla base di molte conquiste civili degli ultimi 70 anni. Sono considerati diritti "non derogabili" il diritto alla vita, il diritto alla libertà dalla schiavitù, il diritto alla libertà dalla tortura.
73 anni dopo la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani in sede ONU, celebriamo "ancora" questa giornata mondiale. Ma dopo 73 anni, anche quest'anno siamo costretti a registrare quando i diritti siano ancora attaccati, ridotti, violati, nel nostro Paese e purtroppo in crescendo in Europa e nel mondo intero.
Diritti violati nei confronti di persone LGTBQ+, con disabilità, straniere, migranti, dei minori ... Ma con la pandemia è diventato innegabile che ovunque e comunque le prime persone a subìre sono le donne.
Come sindacato riteniamo diritto prioritario l'avere un lavoro regolare e sicuro, che garantisce autonomia, indipendenza, dignità. Garanzia indispensabile soprattutto alle donne, la cui vita quotidiana è un percorso ad ostacoli tra libertà negate, obblighi tradizionali, "doveri" a volte insopportabili - come le violenze a cui sono collegati. Quel lavoro regolare e sicuro che favorisce la natalità, sostiene l'uscita dalla violenza domestica, consente alle donne anziane di vivere dignitosamente ed in autonomia.
C'è il diritto alla salute: riproduttiva, sessuale, sul lavoro. Mentre continua il tentativo di smantellare la legge 194 sull'IVG, oggetto di attacchi sia in Italia che in altri Paesi dell'Unione europea, non trova accoglienza l'idea di una educazione sentimentale e sessuale istituzionalizzata per le generazioni più giovani, spesso abbandonate ai cattivi esempi di una certa filmografia di basso rango. Diritto a riavere una sanità pubblica di prossimità, che non sia scaricata sulle donne ai livelli più bassi e diretta da uomini nei posti più remunerativi. Che torni ad avere i giusti investimenti economici per personale e strumenti adeguati alla popolazione. Che non deleghi all'assistenza privata la cura a due velocità: più efficace per la popolazione abbiente, in troppi casi invece devastante per anziani e minori.
Salute e sicurezza sul lavoro: la UIL ha fatto di "Zero morti sul lavoro" una campagna di ampio respiro, che vuole denunciare i carichi eccessivi, la mancanza di controlli, i macchinari obsoleti, la necessità di ridare valore alla vita rispetto al profitto. Ma riguardano la salute e la sicurezza sul lavoro le disposizioni di contrasto alle molestie, molestie sessuali e violenze sul lavoro, contenute nella Convenzione 190 dell'ILO, approvata nel 2019 e recentemente ratificata dall'Italia. Mancano però ancora i passaggi successivi per un suo integrale recepimento nell'ordinamento italiano: messa alla prova da quattro DdL unificati, l'introduzione del reato di molestie nei codici civile e penale non ha superato la prova, e la discussione dovrà continuare.
L'istruzione è la prima forma di contrasto alla violenza ovunque nel mondo: le donne e le bambine sono le persone a cui per prime viene interdetta la scuola quando - come sta avvenendo in Afganistan - torna al potere la parte più retriva della politica. Quella che decide che si possono picchiare le donne che camminando fanno rumore, a cui possono essere tagliate le dita delle mani se sulle unghie c'è smalto. Che consente alle bambine di diventare spose che poi muoiono di parto, violate da uomini anziani come e più dei padri, o vivono asservite ai "doveri" come schiave domestiche.
Vivere in pace è oggi più che mai da considerare il primo dei diritti: nei territori di guerra le donne e le bambine sono le vittime più preziose, vengono considerate bottino di guerra, vengono torturate, vendute a chi ne organizza la tratta come schiave sessuali in paesi stranieri. Quante donne arrivano nel nostro Paese su barchini di fortuna, incinte dei loro violentatori, separate dai loro figli... e stentano a trovare accoglienza ed integrazione. La storia di Adelina 113 è una storia di cui vergognarsi: una donna che ha voluto riscattarsi, che è stata usata per sgominare una banda e poi non più assistita, ed ha finito la sua vita - malata, impoverita e disperata per un errore sui documenti riguardo alla sua identità - gettandosi da un ponte.
Povertà e ricchezza sono i poli tra i quali si decide la vita e la morte. Il profitto definisce il potere, il potere definisce il profitto. I cambiamenti climatici sconvolgono la vita di interi continenti e le donne sono ancora una volta le prime a pagarne le conseguenze. Nei paesi in cui la guida politica è al femminile, le scelte danno risultati più equi e produttivi. Ma condividere la leadership è ancora un miraggio anche nel nostro Paese, nonostante la presenza delle donne imposta dalle leggi per la rappresentanza più equilibrata (che preferiremmo paritaria) ha ampiamente dimostrato che dove ci sono donne nei Board le performance aziendali migliorano.
Dobbiamo riuscire a ragionare adottando un punto di vista diverso: considerando le donne una risorsa, non "limoni da spremere" bensì teste, cuori, gambe con cui lavorare, camminare e costruire insieme.
Basterebbe una cosa sola: il rispetto. E' questo il nostro impegno nella giornata mondiale dei diritti: che dentro e fuori la nostra organizzazione non ci siano occhi distratti ma attenzione e rispetto per le donne e per chiunque sia in difficoltà sul lavoro e nella società.