Ivana VERONESE: comunicato Stampa del 17/02/2022
Via oltre mille precari delle prefetture e questure: rischio caos permessi di soggiorno e asilo
Via oltre mille precari delle prefetture e questure: rischio caos permessi di soggiorno e asilo
17/02/2022  | Immigrazione.  

 

 

Sono oltre mille i lavoratori precari delle questure e delle prefetture il cui contratto scadrà tra meno di un mese. I sindacati hanno proclamato lo stato di agitazione: se non si troverà una soluzione, sarà sciopero.

 

A cura di Natascia Grbic

 

 

Roma, 17 febbraio 2022 - "Per avere l'appuntamento del permesso di soggiorno ci vogliono almeno sei mesi. Di sanatorie per il lavoro, ne mancano più di 16mila. E stiamo parlando solo di quelle del 2020. La situazione è drammatica. Mandare a casa noi lavoratori civili di questure e commissariati genererà il caos". A parlare sono i lavoratori dei progetti EMAS ed Emersione: i primi vedranno scadere, senza possibilità di rinnovo, il loro contratto a fine mese. I secondi sembra avranno una proroga di un mese: oltre questo, non è dato sapere nulla. Si tratta di lavoratori qualificati, impiegati nelle questure e nei commissariati, che si occupano delle domande di protezione internazionale e delle richieste dei permessi di soggiorno per motivi lavorativi avanzate dalle persone extracomunitarie che si trovano nel Lazio. Un lavoro lungo e stancante, necessario per garantire i diritti di quelle persone che non ce li hanno. Questo lavoro rischia di finire. Non perché le pratiche siano state smaltite o perché le persone abbiano smesso di chiedere l'asilo: ma perché i contratti in somministrazione stanno per scadere. E, nonostante siano stati stanziati altri fondi dall'Europa, il Ministero dell'Interno non si è mosso per tempo. E ora non solo i migranti rischiano di vedere allungati a dismisura i tempi per richiedere i permessi di soggiorno, ma oltre mille lavoratori rischiano di andare a casa. "Il nostro progetto, EMAS, è finanziato dal Fondo asilo migrazione e integrazione (Fami), fondo europeo nato per progetti come l'asilo e la protezione internazionale, a cui ogni paese può attingere per coprire il fabbisogno delle richieste – spiega una lavoratrice della Questura di Roma che a fine mese sarà mandata via insieme ad altri 176 impiegati in tutta Italia – E così è accaduto anche qui in Italia. Il Fami con cui stiamo lavorando attualmente è quello del 2014/2020, ed è già stato rifinanziato fino al 2027. I soldi ci sono, L'Europa li ha messi. Nessuno di noi pensava che sarebbe stato stabilizzato, bastava anche un rinnovo, e il Ministero non si è mosso per tempo. C'è stata una forte noncuranza non solo nei nostri confronti come lavoratori, per cui non è stata spesa nemmeno una parola, ma anche verso l'utenza e il servizio". I lavoratori EMAS si occupano delle richieste di asilo da parte delle persone extracomunitarie. "Già dalle 5 del mattino stanno in fila per provare a prendere appuntamento, e non è semplice. Ora che ci mandano via chi si occuperà di loro?". Non è diversa la situazione sul fronte di Emersione, che si occupa di sanare i rapporti di lavoro nero delle persone straniere residenti sul territorio. I lavoratori di quest'ultimo progetto stanno smaltendo le pratiche inoltrate dai richiedenti tra il 15 giugno e il 15 agosto 2020. Su 17mila solo nella città di Roma, ne sono state completate 5mila. A loro il contratto è stato prorogato di un mese: un tempo assolutamente insufficiente per completarle tutte. "Abbiamo cominciato a lavorare a marzo 2021 – dichiara un lavoratore – siamo passati da 120 a 500 convocazioni al mese. A Roma stiamo messi meglio rispetto alle altre grandi città come Napoli e Milano, siamo al 22% di completamento delle pratiche, ci manca un buon 75%. Mandarci a casa a fine marzo vuol dire creare il caos nelle prefetture e nelle questure. Dallo scorso anno andiamo di proroga in proroga, non esiste possibilità di prospettiva, futuro e organizzazione. Firmiamo la proroga sempre il giorno prima della scadenza, immaginate quindi in che condizioni lavoriamo a livello psicologico. Per smaltire tutte le pratiche ci vuole almeno un altro anno e mezzo di lavoro, bisogna trovare il modo di non interrompere questo servizio. Vogliamo avere la possibilità di continuare a lavorare".