Ricordiamo che i conflitti hanno ovunque lo stesso impatto, a prescindere da quanto li percepiamo vicini o lontani.
La risposta umanitaria e quella politica non possono essere etnicizzate.
(di Giulia Capitani - HuffPost Italia)
“Le porte dell’Europa sono aperte per i profughi”.
Abbiamo dovuto attendere la guerra alle porte di casa per sentir pronunciare ai rappresentanti delle istituzioni europee, così come a molti leader nazionali, le prime parole di buon senso, finalmente in linea con il diritto internazionale, da alcuni anni a questa parte.
La stessa attivazione della Direttiva sulla protezione temporanea, lettera morta dal 2001, ha il sapore del miraggio per chi, come Oxfam e tante altre organizzazioni della società civile, ne aveva chiesto ripetutamente l’applicazione in altre situazioni, tra cui la recentissima, e tutt’altro che sopita, crisi afghana.
Come singoli e come organizzazione, siamo ovviamente scioccati da quanto sta avvenendo in Ucraina, e non faremo mancare la nostra solidarietà e il nostro impegno alle persone in fuga. Tuttavia siamo costretti a ricordare che i conflitti hanno ovunque lo stesso impatto, a prescindere da quanto li percepiamo vicini o lontani. Sempre producono morte e distruzione, sempre costringono i civili a una fuga precipitosa e lacerante.
Dunque la risposta umanitaria e quella politica non possono essere etnicizzate, riservata solo ad alcuni: pena lo scivolamento verso aree molto buie della storia e del diritto...
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