Ivana VERONESE: comunicato Stampa del 21/03/2022
Veronese: “Ammortizzatori, non ci sono aziende di serie A e altre da dimenticare”
Veronese: “Ammortizzatori, non ci sono aziende di serie A e altre da dimenticare”
21/03/2022  | Sindacato.  

 

 

 

Costi dell'energia che lievitano, difficoltà nel reperimento dei materiali da lavorazione, sbocchi su mercati bloccati, persino il pagamento di prodotti già consegnati che diventano incerti, città a vocazione turistica vuote, intere filiere che già annaspano e dal futuro produttivo ed occupazionale incerto. C'è davvero di che essere preoccupati. Conveniamo con il Governo che occorre anzitutto aiutare le imprese a produrre e non supportare le sospensioni delle attività con la messa in cassa integrazione di lavoratrici e lavoratori (che, anch'essi, già sopportano la difficile situazione economica e sociale...).


Ciò non di meno, mentre condividiamo la scelta di assicurare ulteriori periodi di cassa integrazione alle aziende del turismo e settori collegati una volta che le settimane ordinarie saranno state utilizzate, occorre ragionare in termini più ampi: l'artigianato calzaturiero e del made in Italy bloccato, il comparto del legno di alta fascia che vede chiudersi gli storicizzati sbocchi di mercato, il commercio di piccole dimensioni che patisce il generale rallentamento dell'economia e la contrazione dei consumi interni, i viaggi ed il trasporto alle prese con il caro carburanti, tutto il settore dei servizi in crisi ma anche la manifattura che già non se l'è passata bene negli anni della pandemia e da poco aveva cominciato a raddrizzare la schiena. Si tratta di settori economici e produttivi, molti dei quali solo da poco sono stati ricompresi nella protezione della cassa integrazione, tranne che le durate previste e ad essi destinate sono in numero esiguo, 13 o 26 settimane, e presto, inesorabilmente troppo presto, saranno terminate.


Occorre che anche a costoro sia assicurata un'aggiunta di ammortizzatore sociale quando quello ordinario sarà stato utilizzato, con soldi pubblici, con risorse sicure e conferite con velocità ai diversi soggetti che gestiscono la cassa integrazione (FIS, fondi inseriti nell'INPS, fondi bilaterali quali FSBA e quello dei somministrati, fondi territoriali, ...). Se queste risorse finanziarie, poi, vengono dallo Sure europeo ripensato e rilanciato, meglio. Ma non ci sono aziende di serie A e alcune altre che possono essere dimenticate. L'Italia non è solo industria ma si regge anche, storicamente e orgogliosamente, sulle piccole imprese. Lavoratrici e lavoratori hanno tutti diritto alla protezione del loro reddito da lavoro se sospesi per cause connesse agli eventi bellici e conseguenti, tanto più quando si è deciso, solo qualche settimane fa con la Finanziaria, di assicurare loro, con "l'universalismo differenziato", i rinnovati ammortizzatori sociali.


Allora: prevedere subito altre settimane di cassa integrazione, una volta che saranno state utilizzate quelle previste nei diversi ordinamenti, mettere immediatamente in conto questo impegno finanziario a sostegno di comparti economici strategici per il Paese. Il Governo ripensi - in questa visione più ampia e articolata - quanto deciso venerdì scorso, il Parlamento vigili e si impegni a modificare, se mai fosse necessario, quella che riteniamo una impostazione corretta ma troppo ristretta, penalizzante per troppe aziende, discriminante fra i diritti dei loro dipendenti.

 

Roma, 21 marzo 2022