L’approvazione del progetto di legge che introduce il reato di omicidio nautico è un apprezzabile atto di giustizia. Ciò che amareggia, però, è constatare, ancora una volta, che nel nostro Paese il principio di uguaglianza fatica a trovare attuazione persino di fronte alla morte.
Secondo i dati del Ministero delle Infrastrutture, nel 2021, i sinistri in mare sono stati 271 e si sono registrati 5 morti e 54 feriti. Le morti sul lavoro sono, sistematicamente, più di mille ogni anno. Cosa si aspetta, allora, a istituire anche il reato di omicidio sul lavoro? O le lavoratrici e i lavoratori sono figli di un dio minore?
Sia ben chiaro che l'intento di tale rivendicazione non è meramente punitivo. Noi siamo convinti che l'istituzione di questo reato possa essere un deterrente rispetto al mancato rispetto delle norme sulla sicurezza e possa rafforzare la consapevolezza della gravità della volontaria disapplicazione delle regole e dei dispositivi di prevenzione. È una questione culturale e di civiltà: per quel che riguarda gli infortuni sul lavoro bisogna passare dalla logica della fatalità a quello della responsabilità. La salvaguardia della vita viene prima di tutto, sempre.
Roma, 20 settembre 2023