Il presunto aumento delle entrate derivante dall'attuazione del concordato preventivo si è già trasformato in uno strumento per una nuova fase della riforma fiscale, ossia il taglio dell'Irpef e la riduzione a due aliquote.
In un momento in cui il reddito di lavoratrici e lavoratori è già falcidiato da pesanti oneri fiscali e da una crescente precarietà economica, questa proposta rischia di aumentare ulteriormente le disuguaglianze e il divario tra i più ricchi e i più poveri.
Il concordato preventivo biennale, lontano dall'essere una soluzione per i problemi economici del Paese, sembra essere un ulteriore stratagemma per scaricare il peso delle politiche fiscali sulle spalle dei lavoratori e delle lavoratrici. Si parla di benefici per i redditi fino a 50.000 euro, ma la realtà è che le fasce di reddito medio-basse e le lavoratrici e i lavoratori precari non percepiranno alcun beneficio.
L'incremento previsto delle entrate fiscali di 4 miliardi di euro andrebbe impiegato per contribuire effettivamente al benessere della collettività, anziché confermare misure fiscali che potrebbero non essere equamente distribuite (ritoccare al ribasso l'aliquota Irpef del 43% o l'introduzione di sgravi specifici).
A questo si aggiunge la mancanza di una visione a lungo termine e di misure strutturali per affrontare le disuguaglianze socioeconomiche.
Servono una revisione approfondita del sistema fiscale e un impegno più forte per affrontare le vere sfide del Paese.
Roma, 6 marzo 2024