Al termine del suo mandato, la Consigliera Nazionale di Parità, Alessandra Servidori, ha voluto regalare alle donne un suo lascito ricco di consigli ed esortazioni.
Attualmente ci sono due Organismi nazionali di parità per le donne che, date le ristrettezze economiche cui detti organismi hanno dovuto far fronte, potrebbero coincidere con qualche inopportuna sovrapposizione di ruoli e di competenze.
Radunare le energie potrebbe essere il giusto suggerimento ma, alle suggestioni della Consigliera Nazionale, crediamo opportuno anteporre la necessità di uno “spazio” dedicato alla pari opportunità nel lavoro e nella società.
La Presidenza del Consiglio potrà (e lo farà, senza dubbio) esercitare un ruolo di grande pressione perché la parità di genere diventi un fatto compiuto nella società italiana, ma le discriminazioni, le violenze e gli abusi sul lavoro sono tuttora la conseguenza di un’inadeguata gestione della cosiddetta questione femminile, che riguarda, anche, essenzialmente i diritti delle donne nel lavoro.
Le problematiche relative all’immigrazione, al lavoro non tutelato, alle discriminazioni sulla base di diversi orientamenti sessuali alle esclusioni sul lavoro, sono ancora assai presenti e non risolte, come non risolte sono le questioni delle dimissioni in bianco e della maternità.
Per cui, se da un lato è rimarchevole l’attenzione della Presidenza del Consiglio nei confronti della presenza e della valorizzazione delle donne nella società, dall’altro, però, è importante sostenere e chiedere che il mainstreaming e l’empowerment femminile vengano declinati in appositi organismi che sappiano fare buon uso di quanto, in termini anche puramente economici, sono in grado di produrre nella loro diversità. E questo è compito di un apposito ministero che – come avvenuto in altri Paesi europei a noi vicini - ci possa regalare finalmente una legge sulla parità tra i generi.
Guardando al futuro, è più che mai necessario, dunque, il ripristino del Dicastero delle Pari Opportunità, retto da un Ministro, con l’incarico di creare tra le diverse Istituzioni e Ministeri, quelle azioni di mainstreaming, mai realizzate nel nostro Paese e che sono alla base della ancora limitata efficacia delle politiche di genere.