New York, 10 marzo 2015 - Hillary Clinton, intervenendo alla 59.ma Conferenza ONU sullo stato delle donne ha evidenziato che dalla storica sessione di Pechino, molti sono stati i progressi delle donne ma ora è giunto il momento di chiedere di più e non fermarsi certo sulle posizione raggiunte.
Occorre agire- e in fretta – sulle differenze culturali che dovunque frenano il dispiegarsi delle potenzialità femminili. Agire per cambiare relazioni, rapporti e dipendenze in nome di una concreta e declinata parità che bandisca dai comportamenti comuni, ivi compresi quelli istituzionali, discriminazioni, esclusioni e violenze.
Dopo 20 anni ancora l’empowerment delle donne e assai di là dal considerarsi realizzato e, aggiungiamo, proprio per questo è giunto, forse, il momento che alla Presidenza della più grande potenza giunga una donna in grado di fare finalmente la differenza.
Facciamo nostro l’auspicio di Christine Lagarde che i prossimi mesi vedano un G.3 tutto al femminile, composto cioè dalla tre donne più potenti del mondo: Clinton, Lagarde e Merkel, perché questo sarebbe il segno di una affermazione per le donne tanto importante quanto lo sarebbero gli effetti che una simile evenienza potrebbe causare nella cultura e nell’economia globale.
Sarebbe altresì, lo start per l’abbattimento della povertà femminile, condita ovunque da mancanza di istruzione e violenze subìte finora nella indifferenza di troppi . D’accordo con Clinton diciamo che è ora di avviare una nuova stagione dei diritti per le donne dove gli stereotipi di genere non siano più la piattaforma su cui attualizzare vecchie e nuove discriminazioni per la conservazione di un potere, quello maschile, duro a cedere posizioni finora tradizionalmente tenute .