: comunicato Stampa del 10/06/2015
Mannino: Ue riconosce i diritti delle famiglie gay
Mannino: Ue riconosce i diritti delle famiglie gay
10/06/2015  | PariOpportunità.  

 

Con l’approvazione a larga maggioranza (341 voti favorevoli, 281 contrari e 81 astensioni) di un rapporto sull’uguaglianza di genere in Europa, per la prima volta nella storia dell’Unione europea il Parlamento di Strasburgo definisce in maniera esplicita e inequivocabile il concetto che: «la composizione e la definizione delle famiglie si evolve nel tempo», raccomandando i paesi membri affinché «le normative in ambito familiare e lavorativo siano rese più complete», integrando e comprendendo le famiglie monoparentali e omogenitoriali all’interno delle politiche dei congedi.

 

A marzo l’Europarlamento aveva già invitato l’Ue a procedere sulla strada d’una disciplina positiva per le unioni gay. In quell’occasione, la relazione incoraggiava «le istituzioni e gli Stati a contribuire ulteriormente alla riflessione sul riconoscimento del matrimonio o delle unioni civili tra persone dello stesso sesso in quanto questione politica, sociale e di diritti umani e civili», considerandole «come un diritto umano». 

 

Questa nuova risoluzione giunge all’indomani del referendum irlandese e fornisce l’ennesima sferzata all’ondata rivoluzionaria del Terzo Millennio che, negli ultimi 15 anni ha visto 22 paesi riconoscere e legittimare l’amore tra due persone indipendentemente dal loro sesso. Al riguardo, ricordiamo che nell’Unione europea sono nove le nazioni che non prevedono alcuna specifica legge di tutela per le coppie omosessuali: Italia, Grecia, Cipro, Lituania, Lettonia, Polonia, Slovacchia, Bulgaria e Romania.

 

Per il Coordinamento Diritti UIL: «l’Italia è a un bivio. Il premier Matteo Renzi e il suo governo devono decidere se vogliono davvero dare concretezza alle continue enunciazioni circa l’approvazione del ddl Cirinnà sul riconoscimento delle unioni civili, stabilendo così di “ancorare” la nostra penisola al resto del continente, oppure se preferiscono lasciare il paese privo di una normativa che riconosca alle coppie gay e lesbiche gli stessi diritti delle coppie etero».

Con questa risoluzione, sia pur non vincolante, cui chiede che la parità di genere sia dotata di obiettivi chiari, azioni concrete e un monitoraggio più efficace per progredire nella lotta alla discriminazione nel mercato del lavoro, nell’istruzione e nel processo decisionale, il Parlamento europeo sottolinea che il nuovo piano per i diritti delle donne e la parità di genere «deve tenere debitamente conto delle forme multiple e intersettoriali di discriminazione di cui all’articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali», invitando la Commissione a mettere in atto una strategia più ampia contro le discriminazioni e una tabella di marcia specifica e particolare per le persone LGTBI.

 

Per il perseguimento di queste prerogative, l’Europarlamento sollecita programmi di sensibilizzazione nei campi dell’istruzione e dei media, in merito agli stereotipi, al sessismo e ai ruoli di genere tradizionali, sottolineando a proposito come «la lotta al bullismo e ai pregiudizi nei confronti delle persone LGBTI» negli ambienti scolastici debba «figurare tra gli sforzi dell’Ue», ribadendo l’importanza per gli insegnanti di una «formazione pedagogica attenta alle questioni di genere».