Guardiamo i fatti: l’accordo sui comparti è stato sottoscritto dalle organizzazioni sindacali il 4 aprile. Ad oggi, il Governo non ha concluso l’iter che gli compete per farlo diventare operativo. Le risorse, secondo il Def, coprono una cifra irrisoria e sono previste solo per il 2016, mentre è prevista la sola indennità contrattuale per il triennio 2019-2021.
Noi continuiamo a rivendicare un contratto collettivo nazionale pieno sia economico sia normativo. Siamo disponibili a trovare soluzioni per i rinnovi al tavolo delle trattative all’Aran. Una cosa è certa non accettiamo la fine del contratto nazionale con aumenti solo per qualcuno, mentre siamo per diversificare il salario di produttività nella contrattazione di secondo livello.
Questa è la sfida che lanciamo al Governo, liberiamo la contrattazione di secondo livello, ridiamogli autonomia e, in quella sede, si troveranno le soluzioni per verificare la produttività, per adeguare l’organizzazione del lavoro e per premiare la professionalità e il merito.
Pertanto, il contratto collettivo nazionale dovrà garantire aumenti per tutti, in quanto, è l’unico strumento per adeguare il potere di acquisto che si è perso in tanti anni di blocco.
Se ci si vuole confrontare, siamo disponibili, se si vuole imporre scelte che non condividiamo, risponderemo fermamente.
Roma, 13 giugno 2016