La decontribuzione ipotizzata per favorire ed incentivare nuove assunzioni di giovani può andare bene solo se non comporta danni per il futuro previdenziale dei lavoratori.
La contribuzione previdenziale, infatti, non è un’imposta, ma serve a costruire il montante pensionistico.
Pertanto, una riduzione delle quote contributive versate, non sostenute da contribuzione figurativa a carico dello stato, si tradurrebbe in un danno per i lavoratori.
La Uil, quindi, chiede al Governo di esplicitare chiaramente che la riduzione dei contributi previdenziali sarà pienamente fiscalizzata in modo da non produrre futuri effetti negativi sugli assegni pensionistici e sull’equilibrio delle gestioni previdenziali.
La Uil chiede anche che accanto alla decontribuzione mirata per i giovani ce ne sia una di carattere generale a vantaggio dei lavoratori e non delle sole imprese, anche per aumentare il reddito disponibile sostenendo così i consumi e la domanda interna.
Roma, 31 luglio 2017