(di Walter Rauhe, http://www.ilsecoloxix.it/italia)
Berlino, 04 Luglio 2018 - Il compromesso raggiunto in extremis tra la Cdu di Angela Merkel e il partito fratello bavarese della Csu di Horst Seehofer ha fatto rientrare per il momento il rischio di una crisi di governo in Germania ma non ha accantonato tutte le incognite attorno alla spinosa questione migratoria. La decisione da parte della Grosse Koalition di creare «centri di transito» lungo il confine tra Germania e Austria nei quali poter trattenere e poi respingere più celermente i migranti secondari, rischia di innescare un effetto domino in tutta Europa e di far vacillare il già di per sé labile trattato di Schengen. La prima ad aver reagito ieri all’accordo raggiunto a Berlino tra la cancelliera e il suo ministro degli interniè stata l’Austria. Temendo l’arrivo dei profughi respinti dalla Germania, Vienna corre ai ripari e annuncia a sua volta misure immediate per proteggere i suoi confini meridionali con l’Italia e la Slovenia. Per il cancelliere austriaco Sebastian Kurz le nuove misure unilaterali annunciate dal governo tedesco rappresentano una minaccia. E se l’Austria dovesse reagire chiudendo i suoi confini, l’Italia farà lo stesso, come ha osservato il ministro degli Interni Matteo Salvini. «Se l’Austria vuole fare controlli, ha tutto il diritto di farlo. Noi faremo lo stesso e a guadagnarci saremo noi», ha dichiarato Salvini.
A questo punto si aprirebbe paradossalmente proprio quello scenario che Angela Merkel voleva scongiurare a tutti i costi. L’innesco cioè di una serie di reazioni a catena e misure di contenimento dell’immigrazione illegale avviate dai singoli governi nazionali e non la tanto auspicata risposta congiunta europea.
Il contraccolpo nell’Ue
Più che mai necessaria sarebbe però anche una riforma dell’accordo di Dublino per evitare di scaricare tutto il peso dell’accoglienza dei profughi solo sui Paesi di primo ingresso, come ha ricordato ieri il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani. «Non è certo chiudendo le rispettive frontiere interne che si risolvono i problemi». A detta del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker invece l’accordo raggiunto a Berlino tra Cdu e Csu appare a «prima vista» conforme al diritto comunitario. Ma già è chiaro che in prima linea è servito ad Angela Merkel a ricompattare le varie anime della coalizione di governo a Berlino. Tutto il resto si vedrà.