Ivana VERONESE: comunicato Stampa del 31/07/2018
Cosa dicono i numeri sulle aggressioni razziste e discriminatorie in Italia
Cosa dicono i numeri sulle aggressioni razziste e discriminatorie in Italia
31/07/2018  | Immigrazione.  

 

di Lillo Montalto Monella   http://it.euronews.com/  31 luglio 2018

 

Dal 1 giugno 2018, giorno di insediamento del governo gialloverde Lega-M5S, ci sono state oltre 30 "aggressioni fisiche razziste, una media di una ogni due giorni, a cui se ne aggiungono sicuramente altre non denunciate", scrive su Twitter il giornalista Luigi Mastrodonato condividendo una mappa degli episodi sospetti o su cui indagano gli inquirenti.

 

Una decina nell'ultimo mese, otto negli ultimi 45 giorni prima di quella di Moncalieri (TO) ai danni di Daisy Osakue, atleta azzurra dell'atletica di origine nigeriana.

 

"L'ipotesi di carabinieri e polizia è quella dell’emulazione, ma senza escludere che dietro alcuni attacchi possa esserci una matrice di odio razziale", dicono le forze dell'ordine.

 

33 episodi in due mesi sono tanti o pochi, rispetto ai mesi passati?

 

Se moltiplicassimo i 33 episodi sospetti in due mesi per 6, otterremmo 198. Questo numero, pur non avendo valore statistico, può essere una prima base da cui partire per capire se gli episodi di intolleranza (non solo razziale) sono aumentati negli ultimi mesi oppure no.

 

La risposta sembra essere la seconda: no. Questo se consideriamo, però, solamente i casi balzati all'onore delle cronache che trovate nella mappa qui sopra, ovvero una frazione del totale, e tenendo a mente che i dati definitivi li avremo solo fra parecchi mesi.

 

Le cifre ufficiali, inoltre, non includeranno di quella quota di persone che ha subito un abuso ma non l'ha segnalato (per le ragioni più diverse) alle autorità.

 

Parlando di cifre ufficiali, è importante notare che mancauna banca dati specifica sui reati commessi con motivazione razziale. Lo sottolinea ad euronews la Direzione Centrale della Polizia Criminale (DCPC). Manca anche un'autorità indipendente che vigila sulle discriminazioni.

 

In Italia esiste l'UNAR, Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, competente soprattutto in materia di discriminazioni (civile), e l’Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori (OSCAD) per i reati razzisti (penale, incardinato nel DCPC).

 

Questo osservatorio ha come compito il monitorare il fenomeno dei reati di matrice discriminatoria: ricevuta la segnalazione, OSCAD attiva gli interventi da parte della Polizia di Stato e Carabinieri e segue l’evoluzione delle vicende discriminatorie segnalate.

 

Quando si parla di reati di matrice discriminatoria, fanno notare da Roma, "la normativa in vigore fa espresso riferimento a più ambiti discriminatori (razza, etnia, nazionalità, religione) che sono accomunati nello stesso testo normativo. Pertanto, gli eventi criminosi attinenti a tali ambiti di discriminazione vengono archiviati senza distinzione di motivazione di pregiudizio".

 

Proprio l'OSCAD ha pubblicato i dati che trovate qui sotto.

 

Analizzando questi numeri si vede come nell'ultima decade i crimini d'odio in Italia sono aumentati esponenzialmente. Il fenomeno dunque si svincola dalla cronaca quotidiana e investe un discorso sociale e culturale più ampio.

 

 Crescita dei reati di matrice discriminatoria

 

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Tipologia dei crimini d'odio registrati dalla polizia nel 2016

 

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Le segnalazioni dal 2010, anno in cui è stato istituito l'OSCAD, sono state in totale 2.030: sono sfociate in 304 arresti e 840 denunce. L'ambito in cui sono pervenute maggiori segnalazione è quello razziale/etnico: il 51.5% del totale.

 

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Informazioni utili su questo tipo di reati in Italia si trovano anche nel rapporto realizzato dalla Commissione Jo Cox della Camera, presieduta dall'ex presidente dell'assemblea legislativa Boldrini. In essa si legge che "l’Italia si distingue sia per il perdurante radicamento di diffusi sentimenti antisemiti sia per la recrudescenza delle ostilità anti-musulmane che, a detta del PEW Research Center, fanno dell’Italia il secondo Paese più “islamofobo” d’Europa, con il 69% di opinioni negative nei confronti dei musulmani (Pew Forum 2017), una tendenza segnalata pure dal Rapporto Ecri 2016 (n. 89, p. 30) che sottolinea, al contempo, la sproporzione tra reazioni anti-musulmane e l’esiguità dei residenti in Italia appartenenti a tale tradizione religiosa (circa il 4%).

 

C'è poi l'utilissimo lavoro di Cronache di Ordinario Razzismo - Lunaria che ha contato, in maniera ufficiosa, 557 episodi violenti a sfondo razzista o discriminatorio nel solo 2017 e 169 nel trimestre di campagna elettorale.

 

Dal gennaio 2007 al marzo 2018 ha individuato 6.534 casi.

 

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In gran parte, si tratta di violenze verbali anche se, si legge nell'ultimo rapporto, "i dati particolarmente preoccupanti sono quelli sulle violenze fisiche contro le persone o contro beni o proprietà connessi (o ricondotti) alla presenza di cittadini stranieri. I raid di Macerata e di Firenze sono i due casi più gravi tra le 19 aggressioni razziste e 10 i danneggiamenti a beni e proprietà che abbiamo documentato. Tra questi ultimi, 4 sono stati incendi dolosi".

 

Qui il database di Cronache di Ordinario Razzismo (non intende avere alcuna rappresentatività statistica, documenta i casi di cui l'associazione viene a conoscenza in attesa di un database ufficiale da parte delle autorità italiane).

 

Il confronto con gli altri paesi

 

Il rapporto della Commissione Jo Cox segnala che "sul piano della comparazione meritano particolare attenzione gli esempi di Francia, Regno Unito e Stati Uniti.

 

Il Rapporto 2015 della Commission Nationale Consultative des Droits de l’Homme si caratterizza per la completezza dei dati forniti e l’approfondita analisi che evidenziano, da un lato, il calo degli atti antisemiti e, dall’altro, dopo un analogo abbassamento registrato nel 2014, una preoccupante escalation degli atti anti-musulmani triplicati nel 2015 (+223%). Di conseguenza, gli atti antisemiti in Francia registravano al 2015 un calo del 5,1% (808 atti contro 851 del 2014) mentre gli atti antimusulmani risultavano 429 contro i 133 del 2014.

 

Per quanto riguarda il Regno Unito, la polizia britannica ha segnalato per il 2016 un aumento del 41% dei crimini motivati da odio etnico-razziale e religioso rispetto all’anno precedente. Sui 62.518 reati caratterizzati dalla presenza di una motivazione d’odio il 79% è stato classificato come race hate crimes mentre il 7% specificamente come religion hate crimes (Home Office, 2016).

 

Molto simile la situazione negli Stati Uniti. Dei 5118 single-bias incidents censiti nel 2015 dal FBI il 21.4% risultavano religiosamente motivati (subito dopo i crimini mossi da motivi razziali od etnici), così come 1354 (il 19,8%) dei 6.837 hate crimes registrati nello stesso anno. Ebrei e musulmani sono stati i più colpiti (rispettivamente il 51.3% e il 22.2%) contro il 4.4% di hate crimes commessi contro cattolici e lo 0,1% contro buddhisti e testimoni di Geova (un crimine a testa) ed atei ed agnostici (due crimini). Se la maggior parte dei quasi settemila hate crimes censiti negli Stati Uniti hanno riguardato individui (83.2%), il 2,7% sono stati commessi, invece, contro organizzazioni religiose. Le residenze private, i luoghi di culto e gli istituti scolastici (scuole superiori ed università) sono risultati i luoghi elettivi per la commissione di tali crimini (rispettivamente il 25,6%, il 16% e l’11.4% dei casi)"

 

All'osservatorio OSCAD è stata fatta richiesta di accesso civico per ottenere il dettaglio temporale e geografico di ciascuna segnalazione.

 

Correzione: in un primo tempo abbiamo moltiplicato 33 episodi in 2 mesi per 12 mesi invece che per 6, abbiamo corretto l'errore.