Di Angela Scalzo
Roma, 12 novembre 2018 - Il corteo degli “indivisibili” cosi si è autodefinita la lunghissima sfilata pacifica che sabato 10 novembre , in una Roma accogliente e soleggiata, ha attraversato il suo centro: da Piazza della Repubblica alla storica Piazza San Giovanni: donne, bambini e tanti, tanti ragazzi di tutte le nazionalità che insieme ed uniti, seppur sotto diverse bandiere, hanno manifestato il loro sdegno sul decreto immigrazione e sicurezza, varato dal Governo; sul razzismo dilagante che sta attraversando il nostro Paese, spazzando via la nostra storica accoglienza; contro il disegno di legge Pillon, contro la violenza sulle donne e l’omofobia, contro la minaccia fascista, l’esclusione sociale, gli sgomberi con le ruspe, i respingimenti e le espulsioni di massa.
Circa 500 le associazioni di base, esattamente 480, di migranti e non, alcune sigle sindacali e molte delegazioni territoriali, che hanno aderito e partecipato attivamente, senza mezzi di sostegno, ma con un coinvolgimento personale, senza precedenti, rendendo la manifestazione pacifica, una marea colorata festante, danzante e cantante, di decine di migliaia di persone. I primi a giungere in piazza sono stati i ragazzi migranti che già alle 14 erano in tanti!
I ragazzi accolti in quegli SPRAR che il decreto sicurezza vuole chiudere; quegli stessi ragazzi che hanno attraversato fortunosamente e miracolosamente il mar Mediterraneo ed ai quali la nuova legislazione vuole negare il soggiorno umanitario; quei ragazzi con tanta voglia di imparare e di inserirsi adeguatamente, ai quali verrà negata la formazione; quei ragazzi che non possono più svolgere lavori socialmente utili nei loro comuni di accoglienza, o ai quali è stato negato il servizio civile.
Una marea di giovani di diverse nazionalità ai quali poi si sono aggiunti velocemente tante altre persone, di ogni età, molti gli antirazzisti storici, molti i migranti regolari ed oggi cittadini del nostro paese intervenuti: “non pensavo, dopo vent’anni di vissuto in questo Paese, di dover scendere in piazza per rivendicare i nostri diritti” , afferma Consuelo, proveniente dall’Ecuador, oggi cittadina italiana. Ed ancora arrivi dai territori e, man mano i megafoni comunicavano le diverse delegazioni; poi l’annuncio dei fermi, ben 17 pullman bloccati per controlli, ai caselli autostradali: tutti identificati ed i testi dei loro striscioni verificati singolarmente! Stessa cosa ai parcheggi di scambio, stazioni ferroviarie e metropolitane. Una grave limitazione delle libertà democratiche, del diritto a manifestare ha urlato la piazza. “Ma la nostra marea umana vi sommergerà” urlava un megafono.
Poi tutta l’attenzione dei media, presenti, seppur con modesti risultati mediatici, ha preso d’assalto la delegazione calabrese ed in particolare quella proveniente da Riace, capeggiata da un partecipativo, appassionante ed emozionato Mimmo Lucano, sospeso e confinato, dopo l’inchiesta che lo ha coinvolto, ma oggi simbolo dell’accoglienza dei migranti. Dietro il suo striscione “Riace non s’arresta” ha ribadito la sua convinzione “rifarei tutto mille volte per la causa dei rifugiati”!
Il palco realizzato, grazie al grosso camion che dopo aver accompagnato il corteo, con slogan, informazioni e musiche, ha permesso ai relatori ed a molti manifestanti di intervenire fino a tarda sera: primo fra tutti Lucano “il sindaco di tutti”, così lo acclamavano; poi una delegazione di Lodi e una di Macerata , mentre la piazza diventava un crogiolo di razze, colori e canti coinvolgenti che ha dato nuova linfa e nuova speranza a chi crede che l’Italia non può accettare barbarie e discriminazioni ma rimanere il paese che ha già onorato l’Europa con la sua accoglienza.