Ricorre oggi il sesto anniversario dal terremoto del Centro Italia, che alle prime luci del 24 agosto 2016, con una scossa di magnitudo 6.0, causò oltre 300 vittime, distruggendo Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto e molti altri centri tra Lazio, Umbria, Abruzzo, Marche.
La ricorrenza di questa tragedia deve farci riflettere sul corretto approccio del nostro fragile Paese nei confronti degli eventi sismici e dei disastri naturali in genere, in quanto il rapporto tra i cambiamenti climatici e le loro conseguenze in fatto di fenomeni calamitosi, anche di natura idrogeologica, è ormai evidente.
Per quanto concerne le zone terremotate, lo stato della ricostruzione, particolarmente nell’ultimo periodo, è stato fortemente influenzato dalla difficile contingenza storica attuale, segnata dalla pandemia, dal rialzo dei prezzi dei materiali da costruzione, dalla saturazione del mercato edilizio, dalle conseguenze del conflitto russo – ucraino.
Tuttavia, come si evince dal rapporto “La ricostruzione post sisma in Centro Italia a giugno 2022”, recentemente presentato dalla struttura commissariale guidata dall’on. Giovanni Legnini, dopo essersi sbloccato nel 2020, il processo ricostruttivo appare ormai entrato in una fase matura. Nell’ultimo biennio, infatti, si è registrato un avanzamento importante, con l’apertura di diecimila cantieri dell’edilizia privata e un’accelerazione altrettanto significativa degli interventi pubblici, con 365 opere terminate ed altre 315 ad oggi in fase di cantiere.
Di fronte a questi risultati incoraggianti, tuttavia, non possiamo non considerare le esigenze di centinaia di famiglie che ancora vivono nelle SAE (soluzioni abitative in emergenza) e delle attività produttive e commerciali tuttora installate in ricoveri provvisori, che ci impongono di far sì che gli inaccettabili ritardi fin qui accumulati vengano tempestivamente recuperati.
Affinché in Italia si agisca in maniera razionale, organica e coordinata sul problema del terremoto – tanto in fase di prevenzione, quanto di “cura” delle conseguenze” – vanno finalmente creati un sistema normativo organico e una struttura stabile di controllo, studio e monitoraggio dei territori che veda anche il coinvolgimento delle Parti Sociali, come abbiamo più volte ribadito nelle numerose occasioni di confronto con il Commissario Straordinario e gli altri rappresentanti delle Istituzioni preposti alla risoluzione di tali problematiche.
Auspichiamo che l'azione anche del prossimo Governo vada sempre più in questa direzione, tenendo a mente la necessità di garantire tempestività degli interventi e diritti codificati per le lavoratici e i lavoratori, le cittadine e i cittadini e il mondo produttivo negli stati di eccezionalità, evitando procedure ogni volta differenziate e puntando tanto alla prevenzione quanto a una ricostruzione che non sia solo materiale, ma anche sociale ed economica.
Le aree colpite dal sisma possono assurgere al ruolo di laboratori d’innovazione dei metodi di partecipazione democratica e di potenziamento del già elevato valore delle variegate realtà locali del nostro Paese. E in tal senso, la UIL intende confermarsi nel proprio ruolo di agente sociale impegnato in un’azione di ascolto, sintesi e rappresentanza delle istanze delle comunità.
Roma, 24 agosto 2022