Esprimiamo ancora una volta la nostra grande preoccupazione e la nostra contrarietà rispetto alla decisione assunta ieri da TIM di voler vendere la propria rete. Mai nessun altro grande Telco ha fatto una cosa del genere.
Il Governo e l'azienda decidono di consegnare un asset strategico a un Fondo di investimento e lo Stato metterà fino a 2,5 miliardi per essere minoranza nella nuova società. Tutto ciò senza che mai nessuno abbia ritenuto doveroso convocare le parti sociali, che in tutti questi mesi sono state escluse da qualsiasi confronto su un tema così importante.
Nessun incontro per entrare nel merito della scelta e per valutare la sostenibilità dell'operazione, che rischia di avere un impatto fortemente negativo sui livelli occupazionali.
Per noi questa rimane una pura operazione finanziaria non accompagnata da un progetto industriale.
Anche questa volta si evidenzia una mancanza di visione strategica da parte di questo Esecutivo nel difendere e tutelare il proprio patrimonio industriale, così come invece viene fatto negli altri Paesi, e si rinuncia ai propri asset a favore di fondi di speculazione. In un momento complesso, con una manovra sbagliata, paradossalmente si decide di mettere soldi per cedere l'ennesima realtà industriale del Paese.
Pensiamo che spezzare questo gruppo sia la scelta peggiore che si potesse fare. Si rischia, tra le altre cose, un forte contenzioso legale con il primo azionista che certamente non aiuterà a migliorare la situazione.
Necessita l'immediata apertura di un tavolo a Palazzo Chigi per entrare nel merito di questo "dossier", individuare i giusti correttivi ed evitare di mettere ulteriormente in difficoltà questo gruppo pregiudicando il futuro delle 40 mila persone che ci lavorano.
Roma, 7 novembre 2023