La ricerca Swg, pubblicata dal quotidiano l’Unità domenica scorsa, conferma e rafforza quanto la Uil sostiene da tempo: intervenire sui livelli salariali è una strada maestra per il nostro Paese che non si può più evitare di percorrere.
Infatti, stando al sondaggio operato da questo Istituto, per l’87% degli italiani aumentare gli stipendi è una priorità assoluta; il 72% degli intervistati ritiene, inoltre, che in questo modo si darebbe un rinnovato slancio alla nostra economia.
Quanto rilevato dalla Swg sembra trovare una sua motivazione negli ultimi dati resi noti dall’Istat, secondo cui l’incremento delle retribuzioni contrattuali orarie su base annua nei primi tre mesi del 2016 è stato il più basso degli ultimi 34 anni. Una inversione di tendenza è dunque necessaria.
Come farlo? Rinnovando subito e bene i contratti nazionali pubblici e privati in scadenza o scaduti e favorendo investimenti nell’economia reale.
Tutto ciò riducendo, contemporaneamente, le tasse su imprese e lavoratori.
Così come è fondamentale aumentare gli investimenti in ricerca e innovazione che in Italia ammontano solo al 10% del totale. Si tratta di un gap da recuperare se davvero vogliamo costruire una politica industriale capace di creare fatturato per gli imprenditori e, cosa più importante, occupazione, stabilità e reddito per le lavoratrici e i lavoratori.
È giunto il momento di compiere una scelta di equità e giustizia sia economica sia sociale: rinnovare i contratti collettivi di lavoro e lavorare insieme per disegnare una nuova politica industriale.