WELFARE CONTRATTUALE  - Tiziana BOCCHI
Bocchi: Welfare contrattuale, medicina di genere e «rete delle donne» per abbattere le differenze
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29/11/2016  | Contrattazione.  

 

 

Non possiamo che apprezzare il lavoro che l´Osservatorio nazionale sulla salute delle donne (Onda) e Farmindustria stanno portando avanti da anni e che oggi ha visto la presentazione della quinta edizione del «Libro bianco sulla salute delle donne – dalla salute al welfare femminile»  alla quale ho avuto il piacere di partecipare.

 

Crediamo, infatti, che la ricerca dedicata alla medicina di genere possa essere di fondamentale importanza. Basti pensare che una delle conseguenze del conclamato reddito più basso delle lavoratrici, oltre ad incidere negativamente sulle loro future pensioni, sia la minore capacità, rispetto agli uomini, di provvedere efficacemente alla propria salute.

 

È necessario, quindi, un cambio di passo, culturale prima che politico e sociale, per invertire questa tendenza. Come fare? Bisognerebbe partire proprio dalla contrattazione di secondo livello. In quella sede, infatti, molte soluzioni circa la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro sono già state trovate. Ma è giunto il momento da un lato di renderla più pervasiva su tutto il territorio nazionale e, dall’altro, di fare in modo che quella conciliazione assuma i connotati di una vera condivisione di responsabilità, di diritti e doveri, da parte di entrambi i generi.

 

Non solo contrattazione però. Anche dal punto di vista normativo siamo convinti che sia opportuno scrivere insieme un vero Testo Unico della genitorialità, dando ordine a tutti i vari interventi che su questa materia si sono susseguiti nel tempo al fine di costruire un sistema di diritti stabili e universali, in possesso, quindi, di un carattere di strutturalità.

 

Infine, le battaglie non si vincono da soli. Anche in questo caso, se non soprattutto, c’è bisogno che le donne di questo Paese uniscano le proprie capacità, competenze ma anche semplicemente i propri portati di vita. Creando così una «rete» che, facendo leva sulla loro trasversalità, possa mettere a fattor comune tutte le energie positive di cui dispongono verso un obiettivo comune. Ecco, forse così, potremo finalmente abbattere tutti quegli alibi che, purtroppo, fanno sì che ancora oggi ci siano delle differenze tra gli uomini e le donne.

 

 

Roma, 29 novembre 2016