«E’ necessario un cambiamento di paradigma, sociale e culturale, per affidare il lavoro di cura, in tutte le sue accezioni, alle «persone» e non solo alle donne: così potremo fare dei passi in avanti concreti verso una conciliazione di vita e lavoro che sia piena condivisione di ruoli e responsabilità nella famiglia».
Lo ha affermato oggi la Segretaria Confederale della Uil Tiziana Bocchi nel corso della tavola rotonda «Cambio di paradigma nella condivisione delle responsabilità genitoriali: il ruolo della contrattazione collettiva” organizzata a Roma da ELENA (Experimenting flexible Labour tools for Enterprises by eNgaging men And women).
«I dati sull’occupazione continuano a restituirci un mercato del lavoro al maschile: solo una donna su due riesce a trovare un lavoro. Quando questo accade, le donne troppe volte sono costrette a scegliere tra vita privata e professionale. Troppe di esse lasciano il posto di lavoro, in troppo poche lo ritrovano. Un epilogo che segue a una carriera segnata da discontinuità, difficoltà nell’accesso alla formazione, disparità di salario e successiva diversità di trattamenti pensionistici.
Un contesto che deve essere modificato. Innanzitutto, facendo interagire in modo positivo tutti gli strumenti contrattuali e legislativi esistenti. La contrattazione, a tutti i livelli, da tempo si è occupata di questa tematica ed ha trovato soluzioni utili a favorire una conciliazione condivisa dei tempi di vita e di lavoro tutelando, al contempo, il benessere delle lavoratrici e dei lavoratori e la redditività e produttività aziendale. In quest’ottica il lavoro agile può essere una risorsa preziosa, ma solo se sarà utilizzato come una nuova modalità di svolgere le mansioni e non come un mezzo per abbattere le tutele ed isolare i dipendenti privandoli del valore della relazione.
Per le donne la strada da percorrere è ancora lunga e in salita, siamo convinti, però, che la trasversalità che le contraddistingue sarà la chiave di volta per cambiare lo status quo e costruire un Paese più equo e giusto che comprenda che le diversità di genere sono una risorsa sulla quale investire e non una semplice voce di costo”.
Roma, 05 dicembre 2017