E’ necessario riportare il welfare aziendale alla sua originaria missione: favorire la tutela sociale delle lavoratrici e dei lavoratori. Serve, di conseguenza, una governance attenta del fenomeno al fine di contrastare l’attuale proliferare di benefits genericamente intesi che rispondono più alle esigenze di contenimento dei costi aziendali che non a quelle delle persone occupate.
Lo ha affermato oggi a Milano la Segretaria Confederale della Uil Tiziana Bocchi intervenendo al convegno organizzato da Censis- Eudaimon sul welfare aziendale.
Il rapporto presentato, infatti, testimonia la sempre maggiore diffusione del welfare aziendale e, al contempo, ne segnala anche deviazioni e problematiche. In primo luogo, tale indagine ci conferma che i bisogni più sentiti dalle lavoratrici e dai lavoratori riguardano l’assistenza sanitaria e la previdenza complementare. In secondo luogo, poi, essa ci offre anche un’altra utile informazione che è in linea con quanto la Uil sostiene da tempo. Posti di fronte alla scelta tra prestazioni esalario di produttività, oltre il 40% degli operai preferiscono il secondo. È evidente, dunque, che in Italia esiste un problema salariale al quale non si può dare risposta unicamente attraverso il ricorso a forme di welfare.
Allora, occorre una politica salariale espansiva e un welfare integrativo, mai sostitutivo di quello pubblico, che sappia soddisfare i bisogni sociali delle lavoratrici e dei lavoratori: dal sostegno della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, all’incentivazione della genitorialità condivisa, passando per la tutela delle non-autosufficienze fino ad arrivare alle nuove necessità, dettate dagli attuali mutamenti demografici, di cura e assistenza delle persone anziane. Questi, per la Uil, gli obiettivi da perseguire e raggiungere.
Roma, 5/02/2018