“Quando manca un anno alla chiusura del piano previsto dalla missione 6 salute del Pnrr, sono state collaudate solo 38 Case di comunità su 1.038 previste, mentre hanno avviato i lavori 278 Ospedali di comunità su 307 programmati, ma con evidenti disparità territoriali a svantaggio del Sud del paese, dove le disuguaglianze sanitarie sono già più marcate”. È quanto ha dichiarato il segretario nazionale della Uil, Santo Biondo.
“Il vero nodo resta l’impiego delle risorse finanziarie: il rischio concreto è che non vengano spese per tempo, compromettendo gli obiettivi di rafforzamento del Sistema sanitario nazionale. A preoccupare maggiormente - ha sottolineato Biondo - è la carenza cronica di personale sanitario: per rendere operativa la medicina territoriale servirebbero almeno 1,4 miliardi di euro, destinati all’assunzione di infermieri, operatori socio sanitari e personale di supporto, oltre ai fondi per i medici necessari al funzionamento delle strutture. Tuttavia, il governo ha stanziato appena 250 milioni per il 2025 e altrettanti per il 2026. Emblematico - ha rimarcato il sindacalista della Uil - è il caso dell’infermiere di famiglia o di comunità, una figura innovativa introdotta dal Decreto ministeriale 77: per il corretto funzionamento della riforma ne servirebbero circa 30.000, ma ad oggi se ne contano appena 3.000 in servizio. Senza nuove assunzioni, il rischio concreto è che si proceda a un semplice travaso di personale dagli ospedali al territorio, aggravando la già critica situazione delle liste d’attesa e indebolendo il sistema sanitario nel suo complesso. Per far si che la medicina territoriale diventi una realtà concreta e non resti un’occasione mancata - ha concluso Biondo - servono investimenti strutturali e non misure tampone, così da garantire un diritto alla salute effettivo e universale”.
Roma 12 marzo 2025