“Il Documento di finanza pubblica 2025 si presenta come una fotografia statica del passato, privo di una visione sul futuro del Paese. Non ci sono nuove politiche economiche, non si intravedono investimenti strutturali né una strategia concreta per affrontare le grandi transizioni sociali, economiche e ambientali. Siamo di fronte all’ennesima occasione mancata, siamo davanti a un aggiornamento dei conti, ma senza contenuti.
Di prospettico non c’è nulla, Dietro stime macroeconomiche, la cui prudenza è giustificabile con l’incertezza dello scenario internazionale, si nasconde una pericolosa mancanza di visione chiara per il collocamento del Paese nel nuovo assetto geopolitico e commerciale che va delineandosi.
Il Dfp ignora completamente la qualità dell’occupazione. Si celebra l’aumento numerico degli occupati, ma non si dice che l’84% dei nuovi contratti è precario, spesso part-time involontario e concentrato tra over 50 e settori a basso salario. Siamo ultimi in Europa per occupazione femminile e giovanile. Il Governo continua a ignorare i problemi strutturali del nostro mercato del lavoro.
Le misure fiscali annunciate non riducono la pressione sui redditi da lavoro e da pensione. Gli sgravi promessi sono stati finanziati con il fiscal drag, cioè con i soldi degli stessi lavoratori, mentre la flat tax per gli autonomi fino a 85mila euro continua a generare iniquità. Nessun intervento sul vero nodo della questione fiscale: l’evasione, che resta fuori controllo, nonostante i condoni mascherati da riforme.
La spesa sanitaria è destinata a calare in rapporto al PIL, mentre aumentano le difficoltà di accesso alle cure, i tempi d’attesa, le migrazioni sanitarie e i divari territoriali. La medicina di base è in crisi, il personale sanitario è sottodimensionato. Mancano risorse e volontà politica per rilanciare davvero il Servizio sanitario nazionale. Le previsioni contenute nel Dfp sanciscono la continuità di un disinvestimento che tradisce i principi su cui si fonda la nostra sanità pubblica: universalità, uguaglianza ed equità.
Il Dfp si limita a descrivere l’aumento della spesa pensionistica senza proporre soluzioni strutturali. Nessun accenno a una flessibilità in uscita, nessuna prospettiva per chi ha carriere discontinue o salari bassi. Il tasso di sostituzione sarà drammatico per i futuri pensionati e il Governo resta immobile. Serve una riforma vera, non l’aumento dell’età.
Il ritardo nella spesa del Pnrr e l’assenza di una governance territoriale forte rischiano di compromettere gli obiettivi di coesione. La Zes unica, se non accompagnata da investimenti e servizi, resta uno slogan. Il 40% delle risorse al Sud è un vincolo, ma senza controllo sull’attuazione rischia di essere solo carta. Lo sviluppo del Mezzogiorno non può passare da investimenti sconnessi e temporanei nel tempo, ma necessita di una strategia che consideri una visione d’insieme e l’organicità degli interventi. È una priorità non più rinviabile.
Appaiono insufficienti e disorganiche le misure pensate per contrastare povertà e disuguaglianze. La nuova architettura Adi-Sfl-Gol è frammentata e inadeguata. Si spende meno di prima per la lotta alla povertà, con strumenti che non dialogano tra loro. Il 23% della popolazione è a rischio povertà, ma il Governo risponde con misure spot e senza visione.
Nel Dfp, poi, manca completamente una strategia per fermare le morti sul lavoro. Nessuna misura strutturale, nessun investimento serio nell’attività ispettiva o nella prevenzione. La Uil continua a chiedere una Procura speciale e l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro nel Codice penale.
La crescita da “zero virgola” non basta. Serve un Paese che investa sul lavoro stabile, sulla sanità pubblica, sul welfare, sulla coesione sociale. Serve una nuova strategia industriale che parta dal lavoro, non solo dall’impresa. Questo DEF non dà nessuna di queste risposte“.
Roma, 16 aprile 2025