La Corte d’appello di Roma ha annullato la procedura di trattenimento di 43 richiedenti protezione e rinviato alla Corte UE di Giustizia la definizione di
(redazionale) Roma, 3 febbraio 2025 – La Corte d’Appello di Roma ha annullato il trattenimento di 43 richiedenti asilo provenienti da Bangladesh ed Egitto, che erano destinati al trasferimento in Albania nell’ambito del protocollo siglato tra Roma e Tirana. I giudici hanno sospeso il procedimento e rinviato gli atti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, chiedendo chiarimenti sui criteri che definiscono un Paese come “sicuro” nel quadro del diritto comunitario.
Secondo la normativa italiana, i richiedenti asilo provenienti da Paesi inseriti nella lista delle nazioni sicure possono essere sottoposti a una procedura accelerata, che prevede il trattenimento in strutture fuori dai confini nazionali, come quelle previste in Albania. Tuttavia, la Corte d’Appello ha sollevato dubbi sulla compatibilità di tale meccanismo con le tutele previste dal diritto europeo, in particolare per soggetti appartenenti a categorie vulnerabili, tra cui minoranze religiose ed etniche, persone LGBTQI+, vittime di persecuzioni politiche e di violenza di genere.
Alla luce di queste considerazioni, i giudici hanno ritenuto necessario il rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia UE per chiarire se la designazione di un Paese come “sicuro” possa essere applicata in modo uniforme o debba invece tenere conto delle specifiche condizioni di rischio per determinate categorie di migranti. Fino alla pronuncia della Corte europea, prevista per il 25 febbraio, il trasferimento dei 43 richiedenti asilo è sospeso, e le persone coinvolte saranno trasferite temporaneamente a Bari.
Questa decisione rappresenta il terzo stop giudiziario ai trasferimenti verso l’Albania e ha riacceso il dibattito politico. Il governo ha espresso sorpresa e irritazione per il verdetto, sostenendo che l’intervento della magistratura rappresenta un ostacolo alla gestione dell’immigrazione irregolare. Esponenti della maggioranza, tra cui Galeazzo Bignami di Fratelli d’Italia, hanno criticato apertamente la decisione, definendola una “forzatura giuridica” che mette a rischio l’efficacia delle politiche migratorie dell’esecutivo.
Di segno opposto le reazioni dell’opposizione, che ha colto l’occasione per attaccare il governo. La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha definito la vicenda un “fallimento annunciato”, evidenziando i costi sostenuti dallo Stato per una misura che rischia di essere smontata dalla giustizia europea. Altri esponenti di minoranza hanno accusato il governo di aver adottato politiche “inefficaci e in contrasto con il diritto comunitario”.
La questione riporta al centro dell’agenda politica le difficoltà di applicazione della procedura accelerata per i richiedenti asilo e l’annosa questione della definizione dei “Paesi sicuri”, un tema su cui si intrecciano sensibilità giuridiche e politiche spesso divergenti. La pronuncia della Corte di Giustizia UE potrebbe influenzare in modo significativo le scelte future del governo italiano e il modello di gestione dei flussi migratori adottato dal Paese.